Per Pagnozzi obbligo di soggiorno a S. Martino

Per Pagnozzi obbligo di soggiorno a S. Martino
Scarcerato da appena due giorni dal carcere di Roma Regina Coeli ov’era ristretto, i carabinieri della Stazione di San Martino Valle Caudina hanno notificato allo storico capoclan Gennaro Pagnozzi il decreto con cui il Tribunale di Avellino ha disposto nei suoi confronti la misura di prevenzione del…

Per Pagnozzi obbligo di soggiorno a S. Martino

Scarcerato da appena due giorni dal carcere di Roma Regina Coeli ov’era ristretto, i carabinieri della Stazione di San Martino Valle Caudina hanno notificato allo storico capoclan Gennaro Pagnozzi il decreto con cui il Tribunale di Avellino ha disposto nei suoi confronti la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza accompagnata dall’obbligo di soggiorno nel comune di San Martino Valle Caudina, per una durata di 3 anni. Il boss era stato scarcerato appena il 7 novembre scorso per l’ormai dichiarata incompatibilità tra il suo stato di salute e il regime della detenzione carceraria e ora, con questo provvedimento dell’autorità giudiziaria avellinese, Gennaro Pagnozzi non potrà, per un periodo pari a 3 anni, allontanarsi o uscire per alcun motivo dal territorio del Comune di San Martino Valla Caudina. In più, con la misura della sorveglianza speciale, il capoclan dovrà essere periodicamente controllato dalle forze di polizia presenti sul territorio e quindi, in primo luogo, dalla Stazione Carabinieri che insiste nel capoluogo caudino. Questo provvedimento, in realtà già emesso nel mese di luglio dal Tribunale di Avellino ma notificabile solo oggi per via del regime detentivo a cui Gennaro Pagnozzi era sottoposto, consegue a una sequela di decreti avvicendatisi negli ultimi mesi. Il capoclan, infatti, era già stato tratto in arresto dagli stessi carabinieri di San Martino Valle Caudina il 4 marzo scorso, in base ad un’ordinanza emessa dalla Direzione Antimafia di Napoli proprio per reati connessi alla criminalità organizzata, ma da Secondigliano è uscito poco dopo giacché ammesso, prima al regime della casa di lavoro presso la comunità di Sulmona. Là è rimasto fino a quando le sue condizioni di salute sono divenute troppo precarie, tant’è che è stato prima trasferito per accertamenti medici al carcere romano e poi, dichiarata l’incompatibilità col regime carcerario, rimesso in libertà. Ora quindi, il boss è assolutamente libero dal punto di vista giudiziale, ma sottoposto alle restrizioni di questa nuova misura di prevenzione spiccata a suo carico.

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