Final Eight, Trinchieri: “Attenti all’attacco di Avellino”

Andrea Trinchieri coach di Cantù parla delle Final Eight e della prossima gara che vedrà la sua squadra affrontare la Sidigas Avellino si coach Vitucci.
Coach mai come quest’anno le Final 8 sembrano aperte a ogni pronostico.
Tolta Siena, che comunque ha perso qualche partita in più rispetto al solito, credo che tutte le altre squadre durante la stagione abbiano vissuto diversi alti e bassi. E’ un campionato così e quindi chi si trova a produrre il meglio di sé stesso in tre giorni può ambire ad arrivare fino in fondo. La Coppa Italia non è altro che lo specchio, più o meno fedele, di un torneo dove, tranne la Mens Sana, non si sa, facendo una traduzione sgrammaticata dalla lingua slava, “Chi beve e chi paga”.
Crede che la Montepaschi sia ancora la favorita?
Sicuramente Siena è la formazione più abituata a certe competizioni ed è quella che, a oggi, è riuscita a essere più costante. A differenza degli anni scorsi non ha ancora ammazzato il campionato, ma ha comunque un buon margine legato al fatto che nessun’altra squadra è riuscita a prendere ciò che ha lasciato. E’ vero però che le partite secche di per sé sono soggette a una maggiore imprevedibilità. Come giudica il quarto di finale con Avellino?
Molto complicato perché la Sidigas gioca davvero bene e, dal punto di vista mentale, è estremamente leggera. Non dimentichiamoci che l’anno scorso i campani sono arrivati a Torino freschi come delle rose e hanno eliminato Milano… In questa stagione se consideriamo i momenti di forma delle squadre e i calendari non siamo mai stati fortunati e quindi non mi aspetto che, da qui in avanti, cambi qualcosa. Sicuramente è una sfida difficilissima in cui la Scandone non ha niente da perdere per cui non ho dubbi che disputerà una grande prestazione. Il nostro compito deve essere quello di riuscire a ribattere con un’ottima partita. Credo che la chiave sia lì, più che in aspetti tattici: dobbiamo produrre una buona gara cosa che non sempre ci è riuscita quest’anno.
Il risultato del match di campionato conta qualcosa?
No, perché i momenti delle due squadre sono diversi e la competizione è differente. Non è una normale giornata di Serie A, ma una gara secca e quindi non vedo nessun tipo di similitudine.
In che condizione arriva a Torino la sua squadra?
Siamo a volte un po’ Pirandelliani e in “cerca d’autore”. Rimango fiducioso nel lungo periodo perché penso che, quando finiremo l’Eurolega, avremo solo benefici da questa esperienza. Ora però c’è da tenere botta in un periodo di pochi allenamenti. Noi abbiamo costruito tutto in palestra e quindi è evidente che ci manchi qualcosa, ma già il fatto di aver avuto quattro allenamenti per prepararci alle Final 8 è un aspetto positivo.
Quale potrà essere l’apporto di Perkins?
Onestamente non ne ho la più pallida idea. Doron al momento non è pronto anche se ogni giorno lo è un po’ di più. Giocherà sicuramente anche perché questo è un modo per inserirlo in squadra, ma non mi aspetto che ci cavi le castagne dal fuoco. Certamente quando sarà al massimo della condizione potrà esserci davvero utile perché ha delle caratteristiche che al momento la mia formazione non possiede.
Avellino fa dell’attacco la sua arma principale.
Credo che la caratteristica migliore della Sidigas sia quella di ottimizzare le risorse per bravura di Vitucci e anche perché la loro situazione psicologica è abbastanza invidiabile: se fanno compiono dei miracoli, altrimenti è giusto che non facciano poiché hanno mille problemi. Questo ti permette di avere una certa leggerezza dello spirito. Ciò non toglie però nulla alla qualità del loro attacco dove l’elemento chiave è Jurica Golemac che garantisce equilibrio. La Scandone ha il miglior asse play- pivot a livello di produzione con Marques Green e Linton Johnson. Attorno a questi due pianeti principali girano gli altri satelliti che giocano con grande fiducia e usano bene le loro caratteristiche. Golemac, che è un ragazzo di grandissimo pedigree e che conosce in maniera perfetta la pallacanestro, unisce i diversi pacchetti e, in un sistema così offensivamente aperto, ha trovato anche una nicchia di punti che in carriera non aveva mai avuto.
Vede delle similarità tra la Coppa Italia, il campionato o l’Eurolega?
No, perché si tratta di competizioni a sé. Anzi direi che la Coppa Italia è un torneo dove per vincere devi battere tutti. In Eurolega ci sono le buone sconfitte, in Coppa Italia no: o vinci o vai a casa. C’è un peso diverso e una lettura delle partite differente perché sono sfide senza domani. Per questo non gioco le Final 8, ma la prima gara contro Avellino. Poi se saremo stati bravi ne disputeremo un’altra il giorno successivo…

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