Segregata in casa ad Aiello del Sabato, a processo madre e fratello per abusi

Tribunale Avellino

Aiello del Sabato – Atti sessuali sulla sorella segregata in casa: rigettate le richieste di giudizio abbreviato condizionato per la madre aguzzina e per il figlio 21enne, difeso dall’avvocato Giovanni Fava del foro di Salerno. I due legali avevano chiesto una perizia psichiatrica per i loro assistiti, ma il giudice ha respinto le istanze, fissando la discussione il prossimo 11 luglio, quando i due imputati verranno giudicato con rito abbreviato classico. Per questi presunti abusi sono finiti in manette il fratello 21enne (tratto in arresto il 23 dicembre 2022) e sua madre (già detenuta con le accuse di tortura, istigazione al suicidio e maltrattamenti) difesi dall’avvocato Francesco Buonaiuto. Delle presunte molestie che i due fratelli maschi, un 21enne e il fratello minore (per il quale procede la procura dei minorenni) tentavano di compiere sulla vittima ne erano a conoscenza sia la madre che il padre della giovane.

La condanna per i genitori della ragazza

Il 9 febbraio 2023, è stata celebrata, innanzi al Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Avellino, Francesca Spella, l’udienza per la discussione del giudizio abbreviato richiesto per i genitori imputati dei reati di tortura, maltrattamenti in famiglia (ai danni delle figlie maggiorenni – vittime di violenza diretta – e dei figli minorenni – vittime di violenza assistita), sequestro di persona, lesioni gravi e gravissime ed istigazione al suicidio ai danni della figlia convivente, ancora oggi collocata in una comunità protetta unitamente alla sorella. Agli imputati, all’esito degli approfondimenti investigativi svolti dopo l’esecuzione della misura cautelare, sono stati contestati anche il reato di tortura e lesioni gravissime per aver sottoposto la figlia ad un trattamento disumano e degradante, e per aver agito con crudeltà nei confronti della medesima. In particolare, al padre è stato contestato il concorso omissivo in quanto, pur nella consapevolezza delle condizioni in cui versava la figlia che aveva l’obbligo giuridico di tutelare, ometteva qualsiasi intervento a tutela della stessa. Il Pubblico Ministero, Paola Galdo, ha richiesto la condanna alla pena finale di anni 16 per la madre ed anni 14 per il padre, oltre alle pene accessorie; è stata inoltre chiesta la trasmissione degli atti per rivalutare la posizione dei servizi sociali.

Il GUP, all’esito della camera di consiglio, ha condannato la madre della vittima alla pena di anni 14 di reclusione e il padre alla pena di anni 12 reclusione, oltre alle pene accessorie e, come da richiesta della Procura, aveva disposto, in quell’occasione, la trasmissione degli atti per le valutazioni di competenza circa il comportamento dei servizi sociali. Le relazione redatte da quest’ultimi, infatti, sono sempre risultate positive nei confronti della famiglia della vittima.

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