Pd, è sempre scontro: Fierro contro Pennetta

Pd, è sempre scontro: Fierro contro Pennetta

“Leggo una dichiarazione biliosa di Donato Pennetta sul risultato elettorale del PD che pone il nodo, vero, di come il destino del PD sia strettamente legato alla possibilità che le due aree, quella moderata e quella di sinistra possano sentirsi pienamente a casa propria”. Così Lucio Fierro in una lunga nota che pubblichiamo di seguito:
“La questione esiste; ma colpisce e lascia un tanfo di strumentalismo il sollevarla ora, dopo la sua bocciatura elettorale, dopo il silenzio mentre in Irpinia andava avanti un vero e proprio progetto di “pulizia etnica”. Non ha profferito verbo Pennetta quando gli ex ds erano fatti fuori dalle candidature utili per Camera e Senato, dalle liste per la provincia, dalla giunta di città. Se ne è stato zitto zitto quando dai Consigli di Amministrazione sistematicamente si cacciavano gli ex Ds che ne facevano parte in rappresentanza del partito d’origine; si è ben guardato dal parlare quando le cariche di partito divenivano appannaggio esclusivo dei “moderati”… A differenza sua, invece di minacciare scissioni, ci siamo rimboccate le mani e, impediti a ragionare come parte del gruppo dirigente del PD, abbiamo riorganizzato forze sul territorio con un lavoro diffuso nella società i cui segni tangibili si sono avuti prima alle europee e poi alle regionali… Avevamo proposto una gestione unitaria del partito; una corresponsabilità nella formazione della lista; misure che impedissero una campagna elettorale giocata sulle preferenze invece che sulla conquista di nuovi consensi al PD: ci hanno risposto picche. E’ apparso così chiaro che sul nome di Pennetta i potenti del PD, palesi ed occulti, volessero la conta per riaffermare la propria presa declinante sul partito da determinare una vera reazione di rigetto proprio tra quei moderati, i cui consensi sono stati essenziali per l’affermazione di Rosetta D’Amelio. E’ stato uno scontro che la saggezza avrebbe dovuto evitare, comprendendo come se annienta una parte decisiva si uccide il pluralismo. E le responsabilità sono chiare. Immaginare ora che il risultato di questo scontro sia dipeso da un uso strumentale del potere regionale è semplicemente risibile. Pennetta non mi chiami su un terreno scivoloso: le cose che ci rimprovera -glielo posso assicurare- si son fatte solo dopo che cose analoghe erano state chieste da suoi amici; il che, come può ben comprendere, ci ha rassicurato della loro assoluta correttezza … Non cerchi a Napoli le ragioni della sua sconfitta. Bassolino non è il nostro capo-corrente ed il bassolinismo è una categoria vecchia e superata, almeno dalla nascita del PD… Le cerchi qui, se vuole davvero trovarle e riflettere, a partire da esse, su come il suo contributo possa essere utile all’intero partito. Pennetta ha dismesso le vesti di uomo dell’intero partito per assumere proprio quelle vesti di uomo di fazione che mi rimprovera. E’ proprio fuori tempo: era necessario dimostrare fosse un organismo composito, a quanti affermavano una irrilevanza della componente di sinistra del PD in Irpinia. Oggi è necessario andare oltre. Costruire il PD che serve. Senza notabili. Aperto alla società perché capace di trasmettere a chi sceglie di entrare che conterà e non sarà solo un numero. Capace di darsi l’unico gruppo dirigente che questa operazione di apertura è in grado di proporsela e guidarla: giovani senza “storia pesante” sulle spalle; capaci, essi sì, di contaminarsi per davvero, ereditando dalle grandi tradizioni riformistiche i pregi e non i vizi. Allora aiuti, come intendo fare io, questo processo, standone ai lati e spingendo perché si vada avanti invece di innalzare su una pertica le “pettola” degli sconfitti irriducibili incapaci di capire il senso profondo delle cose”.

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