Giordano alla Camera: “Scuola ha bisogno di soluzioni strutturali”

Di seguito vi proponiamo l’intervento in aula alla Camera dei deputati, dell’on. Giancarlo Giordano, in relazione alla “Discussione del DDL 23385- Decreto Legge n. 58/2014 recante “Misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico” tenutosi ieri , martedì 3 giugno 2014. “Signora Presidente, ci risiamo, si potrebbe dire. Ci risiamo con un’urgenza, con l’ennesima urgenza e con l’ennesimo provvedimento d’urgenza: questa volta, per la verità, sembra essere proprio vero ch…

Di seguito vi proponiamo l’intervento in aula alla Camera dei deputati, dell’on. Giancarlo Giordano, in relazione alla “Discussione del DDL 23385- Decreto Legge n. 58/2014 recante “Misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico” tenutosi ieri , martedì 3 giugno 2014. “Signora Presidente, ci risiamo, si potrebbe dire. Ci risiamo con un’urgenza, con l’ennesima urgenza e con l’ennesimo provvedimento d’urgenza: questa volta, per la verità, sembra essere proprio vero che il decreto fosse urgente, si intende. E ci risiamo con un passo, da parte del Governo – di cui chiederei la minima attenzione, se è possibile –, che va verso la soluzione, vorrei dire, pratica di un problema, ma con l’ennesimo passo verso la direzione sbagliata, forse perché – ed è questo forse il tema che il Governo dovrebbe assumere… ne richiamo per la seconda volta l’attenzione, inascoltato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) – il Governo, rispetto alle urgenze che pure si propone di risolvere, non ha una chiara scaletta di priorità con cui affrontare queste urgenze.
  Per esempio, perché la questione delle pulizie – io lo so – o del concorso toscano, piuttosto che di quello lombardo, è un’urgenza di cui ci si fa carico ? Per esempio, perché non ci si fa carico dell’urgenza di un’ingiustizia consumata, che si continua a perpetuare, a carico della cosiddetta «quota 96» ? Quella non è un’urgenza per questo Governo ? Non ha la stessa necessità di risposta ? Noi pensiamo di «sì» e vorremmo conoscere questa scaletta di priorità. Infatti, di urgenza in urgenza, non si capisce mai quale sia poi la linea di condotta di un Governo che rivendica che sulla scuola si farà di tutto, che sarà il punto centrale della propria azione, ma che poi rincorre le emergenze.
  E anche in questo caso: si parte da un’emergenza che ha creato l’amministrazione stessa, da un’ingiustizia vera che hanno subito coloro i quali già stanno svolgendo funzioni da dirigenti scolastici in Toscana, per esempio, o in Lombardia e a cui va dato in qualche modo ristoro per gli errori compiuti dall’amministrazione. Ma perché farlo nel modo in cui avete scelto di farlo, cioè dando una risposta che non risolve, o meglio che risolve un problema specifico, territoriale, regionale, ampliando la platea dei destinatari di Pag. 45riserva in maniera smisurata, creando probabilmente più contenzioso di quanto ne risolverà?
  Questo è un tema. Come mai nel legiferare – forse è l’urgenza – noi creiamo le condizioni o le precondizioni e costruiamo a tavolino nuovo contenzioso a danno dello Stato ? E come mai creiamo una sperequazione ? Lo si ricordava, in questo caso si ritorna al 2004: concorsi svolti decine di anni fa. Come mai si ricreano le condizioni per ridare e far pesare ancor di più sull’amministrazione dello Stato costi che non dovrebbero ?
  Però la necessità di una risposta c’era e, siccome noi siamo magnanimi nei giudizi, vogliamo vedere il passo verso la soluzione piuttosto che quello nella direzione sbagliata. Però di quello dobbiamo parlare, lo chiedo all’onorevole Reggi, al sottosegretario: di quello dobbiamo parlare, perché è lì, cioè nella struttura delle risposte che si danno ai problemi, non nell’individuarli, che vi è la qualità della politica. E probabilmente in questa risposta non si esprime al meglio la qualità di una politica che si fa carico della scuola nel suo complesso.
  E si intravede, anche nel secondo tema che si propone di risolvere il decreto, la stessa matrice, lo stesso vizio, la stessa necessità di un’urgenza che porta ad una soluzione ancora una volta pasticciata, che spacchetta le responsabilità e le mette tutte in capo alle scuole, esponendole anche a pressioni indebite da parte delle ditte che sul territorio hanno una forza, e non si pone, invece, il tema generale di creare una stazione appaltante unica, per mettere in capo al Ministero la gestione degli appalti dei servizi e chiedere all’USR di affiancarla poi nella gestione dei risultati di questi appalti, in affiancamento alle strutture scolastiche.
  Così come non si sono coinvolti al meglio gli enti locali nella gestione della manutenzione degli stabili e degli edifici scolastici, cioè c’è sempre un che di approssimativo. Questo è legato all’urgenza, lo sappiamo, ma è legato anche al fatto che non si ha un’idea complessiva di come gestire la partita importante e strategica – si dice dappertutto e lo dicono tutti che lo sia – di quella che dovrebbe essere la scuola pubblica statale, cioè l’architrave del nostro futuro.
  Noi ci asterremo, perché il giudizio è severo, ma comprendiamo che governare piega anche le buone intenzioni, alcune volte. Però vi sfidiamo, vi sfidiamo ad aprirlo il ragionamento che stiamo facendo noi e vi sfidiamo a farlo qui un ragionamento sulla gestione complessiva della questione scuola in Italia. Vi sfidiamo perché, se la pezza è peggiore del buco, probabilmente è perché non ci avete riflettuto bene o, peggio, ci avete riflettuto in fretta e da soli. Probabilmente una discussione ampia, che coinvolga i soggetti e gli attori che quotidianamente stanno lì, dentro forse all’istituzione più importante che una nazione ha, dovrebbe vederli coinvolti e protagonisti veri.
  Noi ci asterremo, però sull’internalizzazione dei servizi non cediamo. Ella si è fatto carico di prendere con noi un impegno solenne in Commissione e in Aula, in occasione dell’esame degli ordini del giorno. Noi verificheremo quell’impegno. Facciamola una discussione sulla qualità dei servizi, facciamola una discussione su quello che serve di più alla scuola pubblica statale, e verifichiamo, come pure ci si propone di fare, se quello che c’è oggi funziona. A noi non pare: bisogna cambiare e bisogna avere un’idea del cambiamento. La scuola ha bisogno di cura, ha bisogno di giustizia e di risorse, ma, lo dico a lei e per tramite suo a tutto il Governo, ha bisogno anche di soluzioni strutturali e meno pasticciate. Ritorniamo all’inizio: è un passo verso la soluzione pratica di un problema, ma è anche un passo nella direzione sbagliata”.

SPOT