Omicidio Ficuciello, Limongiello non strangolò la moglie ma la soffocò con un cuscino

Tribunale Avellino

“Gerardo Limongiello non strangolò con le mani la moglie che dormiva, bensì la soffocò con un cuscino in un “dolo d’impeto”. È quanto emerge nella sentenza di condanna le cui motivazioni sono state depositate nei giorni scorsi dalla Corte d’Assise del Tribunale di Avellino.

L’imputato, accusato di omicidio volontario aggravato, venne condannato nel novembre 2022 alla pena di anni 21 di reclusione, essendogli state riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alla contestata aggravante ed essendo stato escluso, dal perito nominato dal Tribunale, il vizio di mente. Limongiello, che ad oggi risulta gravato dal solo obbligo di firma alla Polizia giudiziaria, si rivolgerà nei prossimi giorni tramite il proprio difensore – l’avvocato Di Salvia, alla Corte d’Assise di Appello di Napoli per impugnare la sentenza di condanna, allo scopo di far riconsiderare, escludendolo il dolo d’impeto, per ottenere una riduzione della pena comminata.

Il delitto risale al 5 maggio del 2021 quando Limongiello a seguito dell’ennesimo litigio con la moglie Antonietta l’ avrebbe soffocata  con un cuscino. L’anziano a quanto pare voleva misurare la febbre alla moglie, che aveva reagito con graffi e morsi. A quel punto è scattata la reazione di Gerardo, che avrebbe preso un cuscino e  avrebbe soffocato la coniuge, in un appartamento a pochi passi dal tribunale di Avellino.

Subito dopo l’omicidio l’anziano scrisse anche un biglietto: “Chiedo perdono a mia moglie Antonietta tanto amata. Perdonami, perdonami. Ci vediamo in paradiso”. Poi la vegliò per poco più di un’ora, seduto al suo capezzale, poi uscì, a piedi si recò dai carabinieri di via Brigata dove avrebbe confessato  l’omicidio. E dalla sua indicazione sul luogo dove si trovavano le chiavi di casa, i militari della Compagnia di Avellino erano riusciti a fare accesso e riscontrare la sua confessione. Antonietta e Gerardo a quanto pare da avevano dei continui litigi a causa di una scelta che prima era stata consensuale e poi aveva trovato la resistenza dell’anziana: quella di trovare ospitalità presso una struttura che desse assistenza ad entrambi.

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