Avellino, truffa ristori Covid: attenuata la misura cautelare per uno dei due commercialisti

Nella foto Alfonso Laudonia

Nella giornata di ieri  si sono svolti gli interrogatori dei due commercialisti di Avellino arrestati dalla Guardia di Finanza per presunta maxi truffa da un milione e duecentomila euro sui ristori Covid.

Entrambi gli indagati hanno deciso di rispondere alle domande del magistrato ed hanno fornito la loro versione dei fatti rispetto alle accuse che gli sono state mosse dalla Procura.

Nella giornata di oggi, invece, il Giudice per le Indagini Preliminari, dott. Giulio Argenio, ha rigettato l’istanza di attenuazione della misura cautelare per il commercialista residente a Mercogliano, assistito dall’avvocato Alberto Biancardo che resta detenuto in carcere.

Accolta, invece, dal Gip,  la richiesta per l’altro  commercialista assistito  dal legale di fiducia Alfonso Laudonia.  Il professionista avellinese ottiene un’ attenuazione della misura cautelare e va  agli arresti  domiciliari come chiesto dal suo legale , dopo l’interrogatorio di garanzia, avvenuto nella giornata di ieri presso la casa circondariale di Bellizzi.

Nella foto Alfonso Laudonia

I due professionisti sono accusati  di truffa aggravata ai danni dello Stato, riciclaggio, autoriciclaggio e false comunicazioni sociali. La Procura di Avellino (il pm titolare del fascicolo è il sostituto procuratore Vincenzo Russo) aveva opposto parere contrario.

I fatti ricostruiti dai militari del Gruppo Avellino del Comando Provinciale della Guardia di Finanza risalgono al 2021. I fondi percepiti vennero stanziati nell’ambito dei decreti Sostegni e Sostegni bis: prevedevano un’erogazione diretta dei contributi a fondo perduto da parte dell’Agenzia delle entrate in favore degli operatori che ne avevano fatto istanza.

Le indagini, però, hanno accertato che i professionisti avrebbero posto in essere un “articolato sistema di frode al fine – sottolinea la Procura- di ottenere il beneficio in questione, attraverso la presentazione di istanze, da parte delle società coinvolte, nelle quali veniva dichiarata falsamente una flessione media mensile del fatturato tra gli anni 2019 e 2020, che ha consentito poi di percepire illecitamente contributi per un importo complessivo  pari a 1.190.968 euro”.

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