Assolta la mamma del caso “Cogne Irpino”

Assolta la mamma del caso “Cogne Irpino”

Accusata nel 2003 di maltrattamenti e lesioni nei confronti di uno dei suoi gemellino la donna di Quaglietta che si rese protagonista del “caso Cogne in Irpinia”, è stata assolta dal tribunale di primo grado di Salerno per non aver commesso il fatto. La storia risale all’ottobre del 2003 facendo scalpore anche a livello nazionale tanto da essere equiparata al “Delitto di Cogne”, gli eventi si svolsero nella piccola comunità di Quaglietta, frazione di Calabritto dove la 30enne originaria di Acerno, sposata con un uomo del posto, era ritornata da Lodi dove abitualmente risedeva con il coniuge. La giovane già madre di un bimbo era convalescente dopo la nascita di due gemelli avvenuta il 10 ottobre presso l’ospedale di Oliveto Citra. Trasferitasi temporaneamente presso la madre ad Acerno la donna il 26 ottobre mentre era intenta a fare pulizie in casa viene richiamata all’attenzione dal pianto dei gemellini che stavano dormendo nella culla. Accorsa nella camera trova tracce di detersivo nei loro occhi, pensando fosse stato il figlio maggiore che vagava per la casa prontamente si fa soccorrere dalla sorella e trasporta i bimbi all’ospedale di Eboli. I sanitari dell’ospedale dopo aver prestato le cure ai neonati non ravvisando condizioni per il ricovero dimettono i piccoli con l’invito a ritornare il giorno dopo per un ulteriore controllo. Durante la notte la donna svegliatasi per dare ai piccoli la poppata si accorge che la gemellina femmina aveva gli occhi sbarrati e uno stano giallore del viso. Una nuova corsa in ospedale questa volta i medici riscontrano ecchimosi e contusioni al volto e dall’esito della TAC una emorragia cerebrale alla piccola che versa in condizioni critiche pertanto visitano anche l’altro bimbo al quale riscontrano solo un piccolo bitrozolo sulla testa ma nulla di grave. A fronte di tale situazione il primario decide di esporre formale denuncia contro ignoti. La procura di Salerno immediatamente apre un fascicolo avvalendosi di un consulente che dopo aver effettuato l’esame di quanto riscontrato dai medici ospedalieri conclude che la causa possa essere imputabile a un’aggressione subita dalla piccola da un adulto che l’avrebbe ferita con calci e schiaffi. La prima indiziata è la madre e per lei si apre un estenuante processo durato sette anni con l’affidamento dei minori ai nonni di Acerno. Finalmente lo scorso 30 aprile la sentenza che scagiona la donna, ma i danni alla famiglia sono stati gravi tanto che il padre dei piccoli a Lodi ha perso il lavoro e tutti i risparmi di una vita li ha spesi per le spese giudiziarie questa assurda vicenda.

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