Trasporto pubblico in Irpinia, quando tornare da scuola diventa un’Odissea

Trasporto pubblico

Chi vive in provincia di Avellino – e parliamo di ben 118 Comuni – sa bene che l’automobile è un bene di prima necessità. Fare a meno di un proprio mezzo di trasporto risulta infatti assai utopistico. Della serie “nasci, cresci e prendi la patente”. E sì, perché se da un lato la maggior parte dei servizi è collocata nella città capoluogo, dall’altro il servizio di trasporto pubblico provinciale risulta fallace per moltissimi aspetti, tanto da rendere il motto “lascia l’auto a casa che al resto ci pensiamo noi” una sorta di dileggio nei confronti di chi vive quotidianamente l’esperienza della vita da pendolare.

Ebbene – fatto questo già noto ma doveroso sunto della situazione – i cittadini irpini che hanno le possibilità sia anagrafiche che economiche hanno ovviato al problema della mobilità dotandosi di un mezzo proprio. Tuttavia resta fuori un’ampia fascia di cittadini, quella degli studenti.

Il caso

Veniamo, quindi, al caso specifico. Da circa un mese a questa parte, per molti degli istituti scolastici di Avellino è entrata in vigore la cosiddetta “settimana corta”, per cui gli studenti hanno libera la giornata del sabato, recuperandone le ore con un’uscita posticipata durante gli altri giorni della settimana. Ecco, ciò che non appare assai complicato a dirsi, per gli alunni residenti in provincia si è trasformato in una vera e propria Odissea: quella del ritorno verso casa. La storia, che assume un carattere paradossale, si può sintetizzare così: gli orari scolastici sono cambiati, ma le corse dei mezzi del trasporto pubblico non sono state adeguate alle nuove necessità. Il risultato? Ragazzi e ragazze, in maggioranza minorenni, che non sanno se e come potranno fare rientro a casa.

In particolare, alla nostra redazione è arrivata la segnalazione delle Amministrazioni comunali di Salza Irpina, Sorbo Serpico, Parolise e San Potito Ultra. I quattro Comuni, infatti, hanno stilato una nota congiunta diretta al prefetto di Avellino, Paola Spena, al presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, e al direttivo dell’azienda regionale dei trasporti, l’AIR Campania.

Proprio per i pendolari che hanno queste destinazioni il problema è triplice. In primis, non esiste una tratta diretta passante per la fermata della “Città ospedaliera”, che è praticamente l’area nella quale è presente la maggior parte degli istituti scolastici. L’unico autobus diretto, infatti, parte dalla zona di contrada Baccanico e svolge un tragitto extra-urbano. Dunque una distanza eccessiva da percorrere in tempo e a piedi nei minuti successivi al suono della campanella d’uscita.

Il secondo, che è anche una conseguenza diretta del primo, è che gli studenti della zona che potremmo dire “esclusa” provano a servirsi di autobus passanti sì per la “Città ospedaliera”, ma destinati ad altre tratte. Per tale motivo, quei mezzi risultano quasi sempre sovraffollati, per cui gli autisti per ragioni di sicurezza si rifiutano di far salire altri passeggeri “non residenti nella tratta di interesse”, obbligando gli stessi a rimanere in strada alla mercé di rischi e pericoli fino all’arrivo di familiari o amici chiamati in soccorso.

Infine – e questo vale nello specifico per gli studenti che abitano nei Comuni di Salza Irpina e di Sorbo Serpico – quando nella migliore delle ipotesi riescono a salire a bordo, non arrivano comunque alla destinazione di residenza, per cui sono poi i genitori a dover percorrere altri chilometri in auto per poter recuperare i propri figli, con tutte le complicanze organizzative che questo comporta.

La risposta dell’AIR

La nota congiunta dei sindaci dei Comuni in questione è partita il 30 settembre, ma ad oggi nessuna soluzione è stata adottata. Infatti soltanto raramente, dall’inizio dei disagi, agli studenti è apparsa all’orizzonte la cosiddetta corsa “bis”, un altro mezzo messo in strada su segnalazione di qualche autista della corsa “standard” dal buon cuore che ha dovuto dire di “no” e ha avvertito l’azienda del problema. Ma si tratta, per l’appunto, di colpi di fortuna e non di una misura concreta ed efficace.

Ebbene, l’amministratore unico di AIR Campania, Anthony Acconcia, ha risposto in data 4 ottobre ai sindaci dicendo, in sintesi, di aver compreso il problema ma che, a sua volta, l’AIR lo ha segnalato ai dirigenti scolastici, al presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, e al prefetto di Avellino, Paola Spena, affinché venga istituito un tavolo tecnico «volto a raccordare i nuovi orari scolastici con quelli del servizio pubblico locale esercitato da AIR» e che, pertanto, resta in attesa di convocazione.

Insomma, allo stato dei fatti, coloro che vengono definiti “i cittadini del domani”, oggi devono “farsela a piedi”. La domanda che viene da porsi è come mai tale “raccordo” tra gli enti di competenza non sia stato organizzato a tempo debito, considerando che quella della “settimana corta” non è proprio una notizia dell’ultim’ora. Ad ogni modo, non possiamo che auguraci una veloce e permanente risoluzione del grave disagio e che, come anche troppo spesso accade, non si assista all’ennesimo rimbalzo di responsabilità. In caso contrario, assisteremmo al venir meno della garanzia del “diritto allo studio” e alla discriminazione nei confronti di quella fascia di studenti provenienti dalla provincia, che, tra l’altro, ne rappresenta la maggioranza.

 

 

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