Il pulmino del dolore e la girandola dei volti

Racconto una storiella, poco rallegrante, e mi scuso, in anticipo e con amara sincerità, per il vissuto personale che in essa rifondo.

Da circa quattro anni, insieme ad altri 4/5 genitori, ogni mattina, vado incontro ad un pulmino del tipo a nove posti, che assicura il trasporto di soggetti, affetti da autismo, dalla periferia di Atripalda al Centro per l’Autismo di S.Angelo dei Lombardi.  Nella quasi totalità delle corse il mezzo è lo stesso: vecchio di chilometri, tenuto in efficienza da una sudata  manutenzione, triste e spartano nel suo allestimento, affannosamente marciante, ma ai limiti dell’accettabilità per le sue condizioni generali, che militano per il vicino pensionamento. Ieri, invece, il servizio di trasporto è stato espletato con un pulmino moderno, di quelli che hanno allestimenti idonei alle categorie con disabilità fisica, dal rombo giovane e con interni confortevoli.  

Nulla di personale – credetemi – all’indirizzo dell’ Associazione che gestisce questi veicoli di trasporto  – attiva da anni sul territorio –  che ha l’  appalto del servizio e di chi la dirige, con i non pochi problemi che  tale mestiere pur comporta.  Ebbene, ieri di ritorno della prima corsa, l’autista – per un suo errore nella guida, indotto da distrazione, pare, per un improvviso malessere – è  finito  contro il guardrail , danneggiando la carrozzeria del mezzo nuovo. Capita, purtroppo, anche quando ci si mette pure la sinistra combinazione astrale!

Fin qui nulla di rilevante, se non fosse per il prosieguo dei fatti: dopo aver obbedito all’ordine di portare il “ gioiello della flotta “ presso una carrozzeria per la riparazione e di accollarsene integralmente i costi, il Gerardo di turno  è stato costretto – per autentica ed esemplare punizione – a raggiungere a piedi il deposito per riprendere l’auto personale e fare ritorno a casa. Insomma, nessuna assistenza per lui e, peggio ancora, nessuna domanda manco sul suo stato di salute, post sinistro.  Forse sarà stata anche questa una distrazione, ma di quelle che, nella istintività del momento la dicono, poi, lunga sul modo di intendere i rapporti con il prossimo? 

Ho una mia convinzione crescente: è mancato il buonsenso e quel filino in più di “ equilibrio caratteriale ”, che, nei momenti di rabbia, dovrebbe evitare lo sversamento di benzina sul fuoco, specialmente quando si lavora su un terreno magmatico, come quello dei servizi complementari dell’assistenza socio-sanitaria. Difetto dei dettagli sull’accaduto perchè l’autore dell’incidente, – addolorato per  aver d’istinto comunicato di non voler più toccare quel volante, rinunciando di fatto all’appuntamento con i suoi amati passeggeri  – mi ha espressamente riferito di non volerne parlare  e di non gradirne affatto la divulgazione ( io la penso diversamente e, invece, ne scrivo, rispolverando la qualifica che me ne offre facoltà). 

Le persone che si relazionano quotidianamente con soggetti autistici finiscono con l’affezionarsene, perché  s’instaura un delicatissimo e peculiare rapporto, fatto anche di premura e protezione: è   un sentimento, pero’,  che si nutre di crescente reciprocità; lo testimoniano i loro occhi. Il signor Gerardo (così lo chiamano le mamme), alla pari del suo predecessore, Luigi, ed alla pari di un onnipresente operatore OSS che accompagna, Marco, hanno tutti gli occhi limpidi, di quelli che mettono emozioni positive e humus dei buoni sentimenti in un campo troppo arido. Non meritano affatto il trattamento “a pesci in faccia” e, per giunta, se finanche lavorano a  cottimo e senza attenzione al monte-ore. Ma, la rabbia , alla pari della della collera, è sempre cattiva consigliera. Quindi, è  auspicabile una riconciliazione tra le parti in causa e, comunque, prima ancora dell’attenzione da parte di chi gerarchicamente ha potere d’intervento, perché dalla vicenda, ad esserne più penalizzati saranno proprio i passeggeri, che non hanno colpa, né voce… purtroppo.

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