Il Cnpr forum “Salute e sicurezza sul lavoro”

Cnpr
(da sinistra in senso orario Tenerini, Pirro, Volpi, Borrelli)

«Sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è evidente che bisogna ancora lavorare tanto. Dobbiamo puntare sulla formazione aumentando anche i controlli, senza appesantire le imprese con ulteriore burocrazia. Basterebbe applicare le regole che già ci sono. Rispetto all’anno scorso ci sono stati circa 3700 controlli ispettivi in più. Rispetto al 2022 gli infortuni sul lavoro sono diminuiti del 16%, quelli mortali sono diminuiti del 4,5 %. Non che siano dati confortanti ma vanno registrati nella loro interezza”. Lo ha dichiarato Chiara Tenerini (deputata di Forza Italia in Commissione Lavoro alla Camera), intervenuta nel corso del Cnpr forum “Salute e sicurezza sul lavoro: azioni urgenti per un futuro senza pericoli”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

«Quella della sicurezza sul lavoro è una voce molto importante per il governo e per la ministra del Lavoro Calderone. La tragedia di Firenze – ha aggiunto Tenerini – si inserisce in un quadro a tinte fosche perché non è l’unica. Si accompagna ad altri incidenti sul lavoro che ci fanno riflettere. Su questi dati allarmanti pesano purtroppo il Superbonus, che ha prodotto come misura una quantità enorme di irregolarità, e il lavoro nero che va combattuto assolutamente poiché nasconde sacche enormi di insicurezza alimentata da comportamenti completamente fuori dalle norme».

Di parere opposto Elisa Pirro (senatrice del M5S in Commissione Bilancio a Palazzo Madama): «Se andiamo a vedere bene il settore dell’edilizia, ci accorgeremo che nei cantieri del Superbonus ci sono più attenzioni e più controlli rispetto ad altri ambiti lavorativi. Ciò non toglie che ci sono settori chiave del nostro sistema paese dove da parte delle imprese c’è poca attenzione o comunque ci sono dei meccanismi che creano problemi di sicurezza. Questo riguarda in generale la cultura della sicurezza che non è ancora sufficientemente diffusa ed è una delle ragioni per cui noi chiediamo di parlarne nei luoghi di lavoro fin dalla scuola in modo che i cittadini di domani crescano già con l’idea che la sicurezza è un valore aggiunto ed è di importanza fondamentale. Inoltre – ha sostenuto Pirro – dobbiamo andare a guardare anche tutti i sistemi di fornitura della manodopera, di intermediazione del lavoro, il sistema dei subappalti a catena che non consente di far viaggiare le informazioni in maniera veloce e corretta. Spesso gli incidenti accadono laddove ci sono lavoratori che sono arrivati da poco e non hanno completato la formazione e dove ci sono condizioni che favoriscono la disattenzione».

Sulle novità inserite nel pacchetto sicurezza si è soffermato Andrea Volpi (parlamentare di Fratelli d’Italia in Commissione Lavoro a Montecitorio): «Sono sedici anni che non ci sono politiche attive per risolvere questo problema, i numeri sono agghiaccianti. La tragedia di Firenze ha riportato alla cronaca il tema e ciò che mi conforta è che, da subito, sia il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sia il ministro del Lavoro Calderone hanno affrontato il dramma senza girarci intorno. E’ importante che sia stato stanziato con il decreto PNRR un pacchetto per la sicurezza sul lavoro in quanto mancavano gli ispettori che andavano a controllare i cantieri: 766 nuove assunzioni rappresentano un dato assolutamente rilevante. Inoltre diventa determinante costituire una patente a credito per fare in modo che le imprese siano più stimolate, controllate e più attive nelle iniziative concrete che garantiscano la sicurezza sul lavoro. Il decreto messo in campo – ha rimarcato Volpi – necessita di alcuni miglioramenti, di interazioni con le parti sociali, le parti produttive e anche con gli operator dell’edilizia che sono i destinatari del provvedimento. Stiamo inoltre investendo sulla formazione cominciando a sensibilizzare sul tema già nelle scuole».

Critico Francesco Emilio Borrelli (deputato di Alleanza Verdi Sinistra in Commissione Finanze alla Camera): «Credo che la gravità dei numeri dei morti sul lavoro non sia minimamente percepita dagli stessi datori di lavoro e dagli operai. Solo andando in giro per le nostre città, è facile vedere lavoratori sulle impalcature che non indossano il caschetto e non hanno le imbracature di sicurezza. Per cambiare le cose occorre essere particolarmente rigidi e stroncare frontalmente il lavoro nero. Soprattutto nel Mezzogiorno dove è elevato il numero di uomini e donne che lavorano senza alcuna tutela. Gli imprenditori tendono a sfruttare la manodopera e non investono sulla sicurezza che è intesa come una spesa da evitare. Un pezzo importante della nostra società – ha detto Borrelli – ritiene che il lavoratore è colui che deve essere sfruttato. Il datore di lavoro è convinto che sta facendo un piacere e l’operaio si auto convince di avere ricevuto una cortesia. Il paradosso è che molti operai, rispetto alla possibilità di perdere il lavoro, finiscono con il rischiare la vita. Il lavoro se nobilita l’uomo deve essere equamente retribuito. Ma il tema del salario minimo fa venire l’orticaria a molti».

Nel corso del dibattito, coordinato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Eleonora Linda Lecchi, commercialista e revisore dei conti dell’Odcec di Bergamo: «Come spesso accade si torna a parlare con forza di prevenzione e sicurezza dopo una tragedia. Nel 2023 ci sono state circa 580mila denunce all’INAIL delle quali più di mille mortali. A seguito delle ispezioni l’Inail ha riscontrato nello stesso anno un livello di irregolarità del 76,48 % che sale all’85% negli ambiti legati al Superbonus. Come ha detto anche il ministro del lavoro il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro deve essere unificante rispetto alle parti sociali. E’ tempo che tutte le parti in causa siano intorno a un tavolo per concordare una strada che ponga fine a questi drammi».

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili: «L’Italia è al di sotto della media europea per gli incidenti sul lavoro. E’ vero che purtroppo contiamo centinaia di morti e migliaia di feriti ma il problema necessita di interventi più complessivi. Cosa fa l’UE per gli incidenti sul lavoro che ogni anno colpiscono milioni di lavoratori in tutto il continente? La crescita esponenziale degli infortuni ha implicazioni notevolissime in tutto il Paese, in termini economici e sociali. Gli oneri per la sicurezza sono individuati come un costo per i datori di lavoro. Nella logica del profitto ad ogni costo, queste spese sono ritenute denaro buttato. Bisogna sviluppare una cultura della sicurezza. Non servono nuove leggi. Il codice dei contratti pubblici, ad esempio, prevede che nelle gare d’appalto gli oneri per la sicurezza non sono soggetti a ribasso. Bisogna proseguire con i controlli, ma senza una vera cultura della tutela della salute dei lavoratori si può fare ben poco».

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