Condizioni salute Fegato: al Moscati basterà fare un’ecografia

Valutare con una semplice ecografia lo stato delle malattie epatiche croniche e prevederne l’evoluzione nel tempo, evitando i numerosi inconvenienti derivanti dall’invasività di alcuni esami diagnostici: presso l’Azienda Ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino è stata introdotta, grazie anche a un significativo investimento tecnologico, una nuova metodica all’avanguardia per lo studio della fibrosi epatica. L’esame, denominato Elastografia real-time quantitativa (shear-wave) epatica, si esegue presso l’Unità Operativa di Ecografia, diretta dal dott. Luigi Monaco, e consente di stimare il grado di rigidità del fegato. «La fibrosi epatica – spiega il dott. Monaco – altera l’elasticità del fegato, determinando un aumento di rigidità dell’organo. Nel corso di una normale ecografia, applicando un impulso meccanico al fegato tramite una sonda ecografica appoggiata alla cute del paziente, è possibile visualizzare sul monitor la zona di interesse del fegato e, superando alcuni limiti rappresentati dalla presenza di ascite, meteorismo e obesità, valutarne il grado di rigidità. Il nuovo ecografo analizza la velocità di propagazione dell’onda meccanica e calcola un indice numerico espresso in Kilopascal (Kpa), il cui valore corrisponde a un determinato grado di elasticità del fegato». L’elastografia shear-wave è una delle tecniche più innovative nel panorama delle nuove metodiche diagnostiche della fibrosi epatica, in quanto, con un esame che dura in media 15 minuti e non reca al paziente alcuna sensazione di dolore e di fastidio, rappresenta una valida alternativa alla biopsia per sapere quanto la malattia epatica sia più o meno vicina a degenerare in cirrosi.

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