Una battuta: “Non lo massacrate, è figlio del boss” e il M5S massacra D’Alessandro

Voleva essere una battuta, questo è certo. Altrimenti quella frase non sarebbe stata pronunciata con un ampio sorriso e con un atteggiamento da piacione.

Il Movimento Cinque Stelle aspettava invece la “scazzella” per fare definitivamente fuori il suo attivista e, con espressione seria e compunta, ha annunciato sulla pagina Facebook (ovviamente) quanto segue:

“Gli atteggiamenti e le parole venute fuori dal servizio di Report da parte dell’ex consigliere Fabio D’Alessandro sono imbarazzanti e inaccettabili. Lungi da noi dare giudizi sul profilo della legalità. Tuttavia il nostro dovere come gruppo politico deve essere quello di dare delle risposte chiare e nette di distanza da quelle immagini e da quelle parole. I politici devono non solo essere ma anche apparire onesti. Pertanto abbiamo già segnalato il caso ai probiviri che decideranno sulla sua espulsione. Di certo non lo vedrete mai più ricoprire alcun ruolo da candidato con il M5S”.

Ma cosa è successo?

Cosa ha detto di così grave Fabio D’Alessandro, ex consigliere comunale di Avellino?

Il contesto è questo.

La giornalista Claudia Di Pasquale aveva appena chiuso l’intervista con il consigliere comunale Damiano Genovese e inserita in un servizio di un’ora e 28′ mandato in onda ieri sera da “Report“. (ecco il video)

Una intervista interessante, durante la quale Damiano Genovese se l’era cavata benissimo, non aveva bisogno di particolari “raccomandazioni” avendo ampiamente dimostrato di sapersela sbrigare da solo.

E invece, con un atteggiamento da “amico ruffiano“, il pentastellato lì presente ha chiesto alla giornalista, riferendosi al Genovese: «Mi raccomando non lo massacrate mo’ che montate ’o servizio, sennò veniamo a Roma. Non vi scordate che è sempre figlio r’o boss».

Uno scivolone da ingenuo, perchè un pentastellato preparato dovrebbe sapere benissimo che qualsiasi parola è a rischio registrazione.

Nel Movimento lo insegnano alla prima lezione di comunicazione. Certe cose un militante del Movimento Cinque Stelle dovrebbe conoscerle come l’abecedario.

Certe cose si possono dire tra amici, mai in presenza di estranei e, ribadiamo, con le telecamere che mai vengono spente.

Il Movimento non aspettava altro per intervenire drasticamente e prendere decisamente le distanze dall’ex consigliere comunale di Avellino, chiedendo l’espulsione immediata di Fabio Arnaldo D’Alessandro dal Movimento Cinque Stelle.

Inutili le giustificazioni del diretto interessato:Era solo una battuta penso che era palese“, ha ribattuto D’Alessandro, trovando la solidarietà di diversi amici e conoscenti.

Ha scritto sulla stessa pagina Francesco Guarino a proposito dei 5 Stelle:La famosa ed irreprensibile selezione della classe dirigente operata dal Movimento 5 stelle: prima lo candido, poi se lo sputtanano mi dissocio. Stanno diventando un po’ troppe queste marce indietro.
A margine: la stampa dovreste ringraziarla visto che vi fa scoprire cose dei vostri candidati che neanche voi conoscete. Invece vi fa più comodo attaccarla. Poveracci”.

E ancora, Franco Napodano: “Lungi da noi dare giudizi sul profilo della legalità”.. ohibò, e perché sarebbe lungi da voi? Lo fate continuamente su chiunque!“, sempre con chiaro riferimento ai pentastellati.

E Alfonso Laudonia, aprendo un dibattito interno al Movimento: Quindi si fa così. Per una battuta, sbagliatissima, si fa un comunicato e due calci in culo. Ottimo. Non so se Fabio sia stato manco chiamato. Ripeto: bene prendere le distanze da una battuta infelice, ma da qui ad utilizzare questo comportamento poliziesco ce ne passa. Ma siamo sempre a dire gli altri altri altri che fanno, ma possiamo iniziare per non sbagliare a guardare dentro il movimento o dobbiamo sempre pensare agli altri. Così facendo, con questa ossessione, se gli altri hanno fatto schifo noi faremo pena”.

Conclude Giuseppe Riggiola: Ma riuscite a distinguere la serietà da una battuta?”

 

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