Come funziona il trading online – guida per principianti

Sin dalla sua nascita nei primi anni 2000, il trading online ha saputo vincere, piano piano, tutti gli scetticismi iniziali di chi considerava poco sicura l’idea di dare denaro ad un broker sconosciuto che opera nel Web.

Oggi sappiamo che fare trading online è, in realtà, un’operazione sicura e che, con gli opportuni accorgimenti, può portare ad una buona rendita per ogni tipo di investitore (dal più prudente a quello che ama una strategia più aggressiva).

Tuttavia, nonostante la popolarità di questo settore, ormai sdoganato, una rapida ricerca online tra i vari blog mostra come vi siano molte persone che non hanno mai svolto attività di trading (o, comunque, mai online) che chiedono numerosi chiarimenti su come aprire un conto, individuare un buon investimento e gestire il pagamento delle tasse sui guadagni.

Spendiamo, dunque, alcune parole su questi argomenti per fare un po’ di chiarezza sul tema e consentire ai meno esperti di avviare la propria attività di trading, maturando l’adeguata esperienza che può portare tutti ad ottenere guadagni sui mercati finanziari.

Step 1 – individuare il broker migliore

La prima cosa da sapere per investire online è che, come accadeva prima dell’esplosione del fenomeno di Internet, non è possibile effettuare investimenti sui mercati finanziari senza passare per un intermediario specializzato, denominato “broker”.

Ora, se fosse possibile in maniera scientifica ed assoluta individuare il broker finanziario migliore tra i tanti reperibili online, non avremmo nessun problema a farne il nome all’interno del presente articolo. Purtroppo, però, la questione è più complessa di quanto si possa immaginare.

Per farla breve, la scelta del broker dipende dal tipo di strategia che un trader vuole implementare. Ad esempio, è impensabile consigliare ad un trader che vuole investire solo nel mercato azionario e ad uno interessato a comprare criptovalute di nuova creazione di utilizzare lo stesso broker. Ci sono broker specializzati in ogni tipo di asset finanziario ed è bene tenerlo a mente.

Visitando poi i siti Internet dei vari operatori sul mercato, capiamo facilmente come ognuno di essi abbia condizioni contrattuali simili, ma mai del tutto uguali. Ad esempio, il livello di commissioni di acquisto e vendita di asset finanziari non varia di norma in maniera significativa da broker a broker.

Un’unica importante distinzione è data dal fatto che i broker bancari generalmente impongono livelli di commissione più elevati rispetto agli operatori extra-bancari. Questo dipende da una serie di fattori, quali ad esempio i diversi costi di gestione di una banca rispetto a quelli di un semplice broker online, la quantità di servizi offerti da una banca e, perché no, la posizione di maggiore forza sui mercati di un istituto bancario rispetto ad un broker extra-bancario di medio livello.

Step 2 – investire e reinvestire

Una volta individuato il broker più adatto alla propria strategia di investimento e aperto un conto di trading online (procedura che, normalmente, non richiede altro che una firma e il caricamento di un documento di identità in rete), possiamo dedicarci alla gestione delle operazioni sui mercati finanziari.

Il consiglio da dare, qui, è quello di dedicare il giusto tempo alla fase di studio della materia economico-finanziaria.

Idealmente sarebbe auspicabile arrivare al momento di aprire un conto di trading con una buona conoscenza teorica di questo ambito.

Impostata la fase teorica, viene il momento per ogni trader di fare esperienza. Non esiste libro, per quanto ben scritto, che possa dare ad un trader insegnamenti più efficaci e duraturi nel tempo di una brutta esperienza. Perdere denaro, almeno inizialmente, sarà un costo che ogni trader alle prime armi deve mettere in conto nel proprio budget, è fondamentale non scoraggiarsi e trarre, invece, validi insegnamenti dagli errori commessi.

È, inoltre, molto importante creare una strategia di investimento che preveda il reinvestimento progressivo di almeno una parte dei guadagni registrati sulle precedenti operazioni di trading. Reinvestire questo denaro porta, a fronte di un piccolo sacrificio sul breve periodo, ad un’enorme crescita del potenziale di guadagno per il futuro (seguendo la regola matematica dell’interesse composto).

Step 3 – la fiscalità degli investimenti finanziari

Infine, è necessario spendere alcune parole sul discorso della gestione fiscale dei guadagni (e delle perdite) da investimenti finanziari.

Ogni trader deve immaginare di avere a disposizione due “contenitori” vuoti, uno chiamato “fondo di plusvalenza” e uno “fondo di minusvalenza”. Seguendo il regime fiscale italiano, immaginiamo di porre ogni guadagno sui mercati tra le plusvalenze e ogni perdita tra le minusvalenze.

Al termine dell’anno, andremo a confrontare i due valori e, dunque, si verificheranno due scenari:

  • Le plusvalenze eccedono le minusvalenze: ovvero abbiamo avuto guadagni superiori alle perdite da investimento. Prendendo la differenza positiva tra questi due valori sarà necessario versare al fisco il 26% di tale quota.
  • Le plusvalenze non eccedono le minusvalenze: ovvero le perdite sono state maggiori o uguali rispetto ai guadagni sui mercati finanziari. In questo caso non sarà necessario pagare tasse su capital gain. Allo stato attuale, l’Italia riconosce alle minusvalenze una durata di 4 anni a partire dall’anno in cui queste sono sorte, avremo quindi a disposizione questo lasso di tempo per accumulare plusvalenze e compensare le perdite. Trascorsi i 4 anni, tali minusvalenze scadranno e non sarà più possibile utilizzarle per il calcolo delle tasse da versare.

Il funzionamento sopra riportato non è particolarmente complesso, ma possono verificarsi errori operativi (specialmente nei casi caratterizzati da un gran numero di scambi).

Per tale motivo, è bene affidarsi direttamente al proprio broker, quando questi ha sede fiscale in Italia. In questi casi l’intermediario stesso si prende la responsabilità di calcolare la posizione fiscale del trader e di effettuare gli opportuni versamenti al fisco, operazione che, purtroppo, non è possibile quando il broker non ha sede fiscale in Italia.

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