Un olandese dal sangue giamaicano: B Marzio con Anderson

Scusa, possiamo fare un selfie?”. Una frase che diventa un vero e proprio ritornello se ti capita di passeggiare per le strade di Bari in compagnia di Djavan Anderson. E’ vero, l’esterno olandese – di origini giamaicane – ha un look difficilmente confondibile. Merito di quei capelli neri dalle punte biondo platino che spuntano sulla testa. E Djavan non è certo uno che si tira indietro quando c’è da interagire con i tifosi.

Sì, certo”, risponde sempre con un sorriso grande così che si allarga sul volto. Lo fermano praticamente tutti, ma Djavan è un ragazzo alla mano e la parola “no” ancora non è entrata nel suo (seppur ricco) vocabolario italiano. Ecco, un’altra cosa che colpisce dell’esterno del Bari è la sua grandissima padronanza linguistica. “Ci tenevo a imparare subito la lingua, perché mi piace capire cosa dicono i miei compagni e l’allenatore”. E non è tutto. “I magazzinieri mi stanno anche insegnando il dialetto barese. Sono ottimi professori”. Parola d’ordine “Panzerot’”. L’ha imparata praticamente subito, come tutto quello che gira attorno alla cucina locale. “Orecchiette, certo, ma soprattutto pesce. Mi piace tantissimo e qui a Bari lo cucinano in maniera speciale”.

D’altra parte il rapporto con la città è unico. “L’estate scorsa ero qui in vacanza e sono passato dalle parti del San Nicola. Così la mia ragazza, guardando lo stadio mi ha detto: ‘Che bello, sarebbe stupendo se tu venissi a giocare qui’. In quel momento non c’era stato ancora alcun contatto con la società, ma quando mi hanno chiamato ed ho assistito ad una gara del Bari dal vivo mi sono definitivamente innamorato”. E da lì in avanti è stato subito amore. Reciproco. Perché anche Bari si è innamorata di questo ragazzone che corre su e giù sulla fascia e sa anche fare gol.

Difficile essere scettici di Djavan che arriva da una famiglia che ha lo sport nel Dna. “Siamo cinque fratelli, tutti maschi. E siamo praticamente tutti sportivi. Merito di mio padre che è un grande sportivo. Ha una palestra nel Texas dove allena i suoi ragazzi nelle arti marziali”. E non è tutto. “Ho un fratello che fa karatè in Germania e un altro che gioca a basket in Spagna ed è anche in nazionale inglese”. Insomma, una famiglia che ruota attorno allo sport.

Ma per Djavan tutto gira attorno alla famiglia. “Non sono mai stato un appassionato di tatuaggi, poi mia mamma si è ammalata gravemente e dopo che è guarita ho deciso di dedicarne uno a lei. E da lì ne ho fatto anche un altro con una frase che mi diceva sempre mio padre”. Entrambi sulle caviglie, e poi basta, perché per lui devono solo essere legati a qualcosa. E la vita di Anderson ha sempre un senso ben preciso. Come quando torna in Olanda, nella sua Amsterdam. “E’ l’occasione per me coltivare la mia passione per il pianoforte”, sì avete capito bene. “Ho iniziato a studiare piano classico quando avevo 8 anni e da allora è stato amore a prima vista”, anzi a prima nota. “Ogni volta che torno a casa passo almeno 3 ore al giorno a suonare, anche perché qui a Bari mi manca tantissimo”.

Quello che invece non gli manca affatto è il sole. “E anche il mare. Quando posso vivo la città e i suoi dintorni che sono bellissimi: Polignano a mare, Trani e tutte le località balneari qui vicino. Sempre con la mia fidanzata con la quale stiamo insieme da tre anni”. Anche lei si è abituata al calore della gente di Bari che già adora il suo Djavan. Sorriso, ciuffi biondi e parlantina contagiosa.

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