De Martis: ad Avellino tre anni importanti

De Martis: ad Avellino tre anni importanti

L’inconfondibile pizzetto è sempre lì, ad incorniciare labbra e mento. “Comincia ad essere un po’ bianco, ma è il mio segno di riconoscimento”, scherza – dichiarando su Il Mattino – Massimo De Martis, ex di lusso nelle fila del Pomezia, per tre lunghi anni con la casacca biancoverde. Perno indiscusso della difesa irpina (playoff persi contro il Catania nell’Avellino di Ammazzalorso, Mascara e Mendil), è pronto ad affrontare l’undici di Marra, con due lunghezze in più in classifica e con una gara (quella col Latina) da recuperare. “Vivo questa sfida in maniera particolare. Ad Avellino ho trascorso tre anni belli, importanti per la mia carriera, anche quando abbiamo lottato, con la gestione Sibilia, per non retrocedere. Spero, francamente, che per l’Avellino la Seconda Divisione sia soltanto di passaggio: merita decisamente categorie più prestigiose. Ritorno da avversario, stavolta dovrò impegnarmi per battervi…”. È un Avellino costruito per puntare ai piani alti della classifica, ma la Seconda Divisone si sta rivelando dura ed insidiosa. “Fermo restando che la piazza è esigente, l’Avellino non può permettersi di fare un campionato anonimo e di questo credo siano consapevoli tutti. È una squadra che, a mio avviso, ha solo bisogno di tempo. Certo, è partita un po’ in sordina, ma adesso sta iniziando a fare qualche risultato. Da quello che mi hanno riferito, si tratta pur sempre di una buona compagine. Una formazione da rispettare. Un valido collettivo e quel grande pubblico, che io ho avuto modo di apprezzare, credo siano i punti di forza”. Il Pomezia vanta una dignitosa posizione in classifica. La classica squadra che dà filo da torcere e crea grattacapi. “Del Pomezia c’è da temere un po’ la spregiudicatezza. Tolto me e qualche altro compagno, l’organico è formato prevalentemente da giovani: ragazzi che non hanno l’assillo di dover dimostrare qualcosa. Ma c’è anche alla base una buona intelaiatura. In sostanza, una squadra che gioca bene a calcio e che non ha nulla da perdere”. C’era una volta l’U.S. Avellino (quando giocava De Martis), oggi c’è l’A.S. Avellino. Colori identici, dirigenti irpini, stesso stadio. Ma questa distinzione imposta dalle dure leggi del calcio non ha convinto una grosse fetta della tifoseria. “Questa non è la società storica, ma oggi è quella che rappresenta la città. Nel calcio stanno cambiando tante cose e l’Avellino, come tanti altri club, ha dovuto pagare un prezzo molto alto. Chi non si sta recando al Partenio credo stia, comunque, soffrendo. Non è facile restare a casa. Al di là di tutto, in una piazza così il pubblico conta eccome”.

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