Calcio Ternana, il grosso peso di una retrocessione

Sesta retrocessione della storia dalla B alla C per la Ternana.

La sesta. È vero: non è che la Ternana ha sempre e solo giocato in B e in A. 30 campionati per la precisione, contro i 34 della C (o Terza Categoria) e i 17 della quarta categoria (a volte C2 a volte dilettanti). Possiamo dire che per storia la Ternana è più C che B? Dal fallimento del 1992 14 campionati di B e 12 di C (o dilettanti), quindi più B che C, e venendo dagli inferi.

Da allora le retrocessioni in C sono state due (2002 e 2006) più addirittura quella in C2 – sottolinea ternananews.it -. E non è che negli altri anni è andato tutto bene… tutto questo per dire cosa? Che retrocedere è stata un’impresa al contrario. Per retrocedere bisogna mettersi d’impegno. Soprattutto per retrocedere così.

Quello che non è stato chiaro in questa stagione è che la piazza rossoverde non ha bisogno di essere blandita. Ha bisogno di essere coinvolta, di lottare con la propria squadra. Questa squadra ha portato 15mila persone allo stadio in C2 e 3mila in serie B. Ha bisogno di identificarsi, ma essendo un animo operaio, quello ternano, non deve essere preso in giro.

È concreto il tifoso rossoverde. Come a tutti i tifosi piacerebbe veder giocare bene sempre la propria squadra, ma è nato pe’ tribola, lo sanno tutti. Si è rassegnato a questo ruolo, ma non si rassegna a perdere. 

Questa stagione in più di una circostanza la città, la tifoseria, ha provato a mettere in guardia il nuovo proprietario: a settembre per non puntare troppo in alto, ad ottobre a ridimensionare il fenomeno Pochesci, più mediatico che concreto, a novembre a riprendere in considerazione i giudizi su una squadra definita da playoff a più riprese da molti, a dicembre a riflettere seriamente sul cambio di allenatore, a gennaio a spendere sul mercato per avere più chanches, a febbraio di non prendere Mariani (esordiente) per sostituire un altro esordiente (Pochesci), ad aprile di non cullarsi troppo sulla vittoria del derby… tutto questo ha portato alla retrocessione. Tutto questo ha portato a dei risultati inguardabili, alla mancanza di equilibrio, alla peggior stagione sportiva immaginabile.

Ecco allora cosa bisogna fare oggi, perché le sconfitte nello sport vanno anche accettate. Bisogna reagire. Con quello spirito che Bandecchi ha sempre detto di avere. Investire per vincere subito la C e diventare una realtà del calcio italiano. Poche chiacchiere e tanti fatti. Unica strada.

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