Braglia e le 900 panchine da professionista: Laverone gli ha “ntussecato” la festa

di Emanuele de Girolamo

Novecento panchine e non sentirle. Una vita da allenatore, una carriera densa di successi ma costellata pure da amarezze, come quella di perdere il campionato con l’Alessandria che nel girone di andata aveva 11 punti di distacco sulle inseguitrici.

Un episodio che Braglia ha ricordato al suo collega Cristiano Lucarelli (la Ternana ha 9 punti di vantaggio sul Bari) quasi a vendicarsi per la festa rovinata.

In realtà è stato Lorenzo Laverone a fare andare di traverso la festa al suo corregionale Braglia.

Da buon ex di turno, il difensore che è stato per due stagioni ad Avellino, s’è trovato al posto giusto per mettere dentro il pallone della vittoria, favorito da una difesa disarmante come quella irpina.

Mai visti tanti calciatori in versione pastorelli del presepe a guardare quattro giocatori della Ternana destreggiarsi con il pallone nell’area irpina, strabuzzare gli occhi nel vedere il portiere Pane respingere il tiro e quindi ammirare Laverone che, indisturbato, metteva in rete la palla della vittoria.

Tutto questo quando il tempo di gioco era praticamente scaduto. Una squadra che vuole fare un figurone contro la capolista per provare a fermarla, deve mandare il pallone in tribuna ed evitare all’avversario di arrivare in area. Altrimenti significa essere ingenui o presuntuosi. O tutte e due le cose.

Addio pareggio e sfumata l’impresa di interrompere la striscia positiva della Ternana che ora può contare 11 vittorie di fila.

Braglia ha commentato la sconfitta scovando un alibi che non gli fa onore, conoscendo l’onestà intellettuale dell’allenatore sempre pronto a dire le cose come stanno. Anche a costo di rendersi antipatico o impopolare.

Stavolta ha voluto fare il “piacione“, quello che dice le cose per fare contento qualcuno che di calcio ne capisce poco o niente.

Il tifoso competente, rispetto a quanto affermato da Braglia, avrà sicuramente pensato: “e che c’azzecca?”

Magari glielo avranno suggerito ma affermare – da parte dell’allenatore dell’Avellino – che “Chi ha fatto il calendario ha sbagliato, ci hanno messo le partite ogni tre giorni”, è una bischerata. Tanto per usare il linguaggio che piace a Braglia.

Il calendario è stato modificato a causa del covid-19, quel virus che in casa Avellino è stato per troppo tempo sottovalutato.

Possibile che il tecnico abbia dimenticato (saranno davvero troppe 900 panchine…) che non è stato il computer a formulare il calendario ma gli eventi?

Recuperi

Ricapitolando: l’Avellino ha dovuto recuperare dapprima la partita non giocata per impraticabilità di campo contro la Turris, rinviata da quel genio dell’arbitro Vigile (lo stesso di oggi…) dopo 8′ di gioco con un campo pieno d’acqua.

Poi l’Avellino s’è visto rinviare per due volte la partita contro il Bisceglie mentre mercoledì deve giocare quella contro il Monopoli, spostata per il contagio di calciatori della squadra pugliese.

Del resto, come era avvenuto per Potenza-Avellino, rinviata per le tante positività registrate nel “gruppo squadra” dell’Avellino.

Inutile accampare scusanti.

Piuttosto Braglia e il suo staff tecnico-sanitario facciano tesoro di quanto dichiarato da Lucarelli a chi gli domandava, con una domanda alla Marzullo: Mister, ma come mai voi non prendete il Covid-19?

Il tecnico ha stroncato così l’intelligentone di turno: Perchè abbiamo una società seria, bene organizzata, che segue l’attività e anche le abitudini dei tesserati, affinchè facciano una vita attenta anche fuori dal campo, in un periodo così complicato.

Due a zero e palla a centro.

Dopo la vittoria sul campo, anche quella sul covid.

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