Avellino, due ipotesi tattiche e un solo obiettivo: vincere

di Dino Manganiello

Per la gara che vale la permanenza di Braglia e Di Somma all’Avellino (quella di domenica al Partenio-Lombardi contro la Paganese) torna prepotentemente di moda il toto-modulo. Materia appassionante, visto che in un quarto di stagione i biancoverdi hanno esaurito l’intero campionario tattico a disposizione. Stavolta comunque, sarà 3-4-3 (come a Catania) o 4-3-3, di qui non si scappa. La decisione ruota attorno a due variabili: il recupero degli infortunati e il peso della posizione ideale di alcuni elementi-chiave.

Per quanto concerne gli infortunati, sono out Scognamiglio e D’Angelo (fuori anche lo squalificato Kanoute) mentre recuperano Ciancio e Carriero, insieme a un Maniero che però è forse meglio non rischiare. Braglia sembra propendere per la prima opzione, per alcuni importanti aspetti: difesa a tre ampiamente assimilata la scorsa stagione; centrocampo a due ma senza che gli interpreti si pestino i piedi; Fabio Tito sulla linea mediana, dove esprime tutto il suo potenziale piuttosto che su quella difensiva dove spesso è in difficoltà. Dovesse prevalere questa linea, largo alla formazione iniziale del Massimino con tre novità: in mediana Ciancio a destra (per Rizzo) e Carriero al centro (per Aloi) con Micovschi a destra nel tridente (per Kanoute). Semplice costruire anche il 4-3-3 alternativo: Forte; Ciancio, Dossena, Silvestri, Tito; Carriero, De Francesco, Mastalli (o Matera); Micovschi, Plescia, Di Gaudio.

E visto che si parla di numeri e opzioni, a differenza di Catania, nel derby due variabili portano al ribaltone: il pareggio e il ko. Con una vittoria, si andrà avanti senza scossoni. Con imbarazzo irrisolto, ma si andrà avanti.

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