Mondonico e l’Avellino: l’aiuto ad Ametrano e il plauso al popolo irpino

(di S.G). “Mi riconosco nel calcio, in quello dove non devi farti condizionare. Il calcio è qualcosa di personale, è un’esperienza unica che va vissuta. Non è un sentito dire.” E’ una delle frasi più celebri di Emiliano Mondonico che oggi ci ha lasciati dopo una lunga malattia, a 71 anni.

Un tecnico amato da molti che ha saputo unire, nel tempo, anche i tifosi delle squadre che non aveva allenato.  A BergamoTorino e Cremona ha scritto le pagine più belle della sua storia da allenatore. Nell’immaginario collettivo è impressa l’immagine di lui che alza una sedia in segno di protesta, per un rigore negato a Cravero nel corso della finale di Coppa Uefa, contro l’Ajax, nel 1992. Gli olandesi si assicurarono il trofeo al termine della la doppia sfida.

Il primo incontro con l’Avellino risale alla stagione 86-87, la penultima in Serie A, quando guidava il Como: finì 1-1 al Partenio e 2-1 per i biancoverdi in casa dei lariani. L’ultimo, nella stagione 2005-2006, in occasione dello spareggio play-out di Serie B contro l’Albinoleffe. La prima gara si giocò al “Curi” di Perugia, per la squalifica comminata al Partenio: i lombardi si imposero per 2-0. A nulla valse il 3-2 irpino al ritorno. Si salvò l’Albinoleffe.

Nella gara di andata, Mondonico si rese protagonista di un gesto di grande sportività ed umanità, quando aiutò Raffaele Ametrano a rialzarsi da terra. Bellissime, poi, le parole rivolte al tifo avellinese, giunto in massa in terra umbra. Il calcio italiano, oltre a perdere un allenatore che ha fatto diventare grandi le provinciali, ha perso un grande uomo.

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