Tunnel di Avellino, quando Genovese disse: «Ce la facciamo per gennaio, è sicuro»

Era metà dicembre 2020 quando l’assessore ai Lavori Pubblici del comune di Avellino, Antonio Genovese, annunciò con aria solenne: «Ce la facciamo per gennaio, è sicuro».

Parlava del tunnel che va da Piazza Libertà a via Due Principati ad Avellino e dell’imminente apertura al traffico dell’imponente opera costata vagonate di euro.

Non era mica l’ultimo del villaggio a dire una cosa del genere: Genovese è un tecnico prestato alla politica, sicuramente bravo sia come tecnico che come politico.

Come non credergli?

Eppure ha toppato… E non era la prima volta.

L’annuncio solenne fu fatto dal Genovese per farsi perdonare la figuraccia registrata con una sua precedente previsione.

Il 5 novembre 2020 aveva detto: «Sicuramente per fine anno il Tunnel lo apriamo, non ci sono dubbi».

Una volta si può sbagliare, alzi la mano chi non ha sbagliato una previsione nella vita.

La seconda previsione non si poteva toppare, però.

In quel giorno di dicembre, perciò, il Bravo Assessore si premurò di fare bene i conti per non “azzeccare” una nuova “fijurella” alle tante già collezionate nell’album delle promesse a vanvera.

Ebbe tempo per pensare, riflettere, contare perbene i giorni con le dita sul naso, come si faceva una volta, e alla fine sparò la sua nuova previsione: «Ce la facciamo per gennaio, è sicuro».

E vai. Sarebbe stato pronto a giocarsi pure la sua casa, su quella previsione.

Gennaio è passato, pure febbraio sta trascorrendo con l’impresa cara al sindaco Festa impegnata negli interminabili lavori per il completamento dell’opera pubblica più tormentata e costosa di Avellino.

Ora c’è più di un cittadino che vuole prendere in giro Genovese per la seconda previsione fallita.

Sarebbe un errore grossolano, da parte della plebe: come si permettono?

In fin dei conti la previsione di Genovese non era sbagliata, attenzione. Il mese lo ha azzeccato sicuramente (gennaio) ma il Bravo Assessore non ha mica indicato l’anno. Che poteva essere il 2021, certo, ma dove stava scritto?

E allora potrebbe essere il 2022, chissà, oppure il 2023. Vogliamo azzardare il 2024, magari? Aspettiamo, un anno in più o un meno cosa cambia rispetto ai 20-25 anni necessari per completare l’opera della vergogna?

Era di maggio, cantava Roberto Murolo con una musica straziante.

Sarà di gennaio, è la canzuncella di Antonio Genovese, con una previsione da pernacchie.

Elena Picciocchi

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