
«È giusto addossare tutte le colpe a una persona che ha un’infermità mentale totale certificata? Mio fratello, in questa storia, non è il carnefice, ma la vittima di un sistema che non funziona». A parlare è un familiare del 44enne di Solofra che, mercoledì 5 aprile, è stato al centro della cronaca locale per essere stato protagonista di un’aggressione ai danni del personale del 118. Si tratta, nello specifico, del fratello, che ha contattato la nostra Redazione per raccontare la sua versione dei fatti.
La vicenda
Proprio una settimana fa, in via Principe Amedeo, a Solofra, la famiglia del 44enne ha richiesto l’intervento dei carabinieri e del 118 per sedare l’uomo che era in preda a una crisi psichica in fase acuta, che si stava manifestando con scatti di violenza. All’arrivo dei sanitari, con la crisi ancora in atto, l’uomo ha imbracciato un bastone e mandato in frantumi un vetro del mezzo di soccorso. Giunti sul posto i carabinieri e finalmente tranquillizzato, è stato ricoverato presso la SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) dell’ASL di Avellino, dove tutt’ora è in cura.
La replica del fratello
«Quello che è successo poteva e doveva essere evitato. La situazione di mio fratello è ben nota sia alla comunità di Solofra che ai vari specialisti che in questi anni lo hanno avuto in cura. Stiamo parlando di una persona che ha una certificazione che ne riconosce totalmente l’infermità mentale, tanto che già nel 2014 il Tribunale di Avellino aveva emesso una sentenza di non luogo a procedere in un processo che lo vedeva imputato, tenendo conto proprio della sua condizione sanitaria.
Inoltre, solamente qualche giorno prima dei fatti riportati dalla stampa, c’era stato un altro episodio, che non era diventato di pubblica conoscenza ma che, alla luce di quello che è poi successo, fa pensare alla “tragedia annunciata”. Mi riferisco al 2 aprile, domenica delle Palme. Durante quella mattina, mio fratello ha avuto un’altra crisi, caratterizzata sempre da eccessi di violenza, tanto che ha imbracciato gli estintori presenti nel condominio dove abita e ha minacciato i nostri anziani genitori, con cui vive. Anche in quell’occasione, sono stati immediatamente chiamati i carabinieri e il 118. La situazione, infatti, non era assolutamente gestibile e, a causa della sua condizione psichica, mio fratello stava mettendo a rischio l’incolumità degli altri, ma anche la propria, tanto che si è anche fratturato un piede nella foga. Trasportato al Pronto soccorso del “Moscati”, è stato visitato e medicato, e dopo qualche ora dimesso (come dimostra il referto che abbiamo potuto visionare, ndr).
Ecco, perché già in quell’occasione mio fratello non è stato ospedalizzato? Inoltre, quale sarà la sua sorte futura, nonché quella della mia famiglia? Voglio sottolineare che, nonostante la diagnosi risalga a quasi dieci anni fa, per mio fratello non è ancora stato nominato un tutore legale, così come vorrebbe la legge. Quindi, quando si verificano queste situazioni di estremo pericolo, che sicuramente ricapiteranno in futuro, di chi è la responsabilità? Di mio fratello, giudicato infermo al cento per cento, o di chi ha trascurato le nostre richieste d’aiuto?!».