
Ho riascoltato lo speciale che Radio Punto Nuovo, stamattina, ha trasmesso per ricordare Michele Acampora. Il conduttore, Bruno Gaipa, direttore della radio, in diretta dagli studi di Napoli, ha reso una presentazione aderente, emozionate. Scrivo ammettendo che è stato difficile trattenere le lacrime, complice l’immutata potenza di quella voce e la magia della musica che solo lui sapeva selezionare, inanellando sequenze armoniose, che ti legavano per ore all’ascolto. Camarillo Brillo è stato il programma cult, anche su Radio Punto Nuovo, e per quasi 8 anni; il conduttore – il giovedì alle ore 21 – portava in regia i suoi dischi, tutti in vinile, e consegnava la scaletta, scritta a penna, ad un fonico degno della circostanza, mio fratello Annibale (Lelè), che aveva collegato al mixer Soundcraft appositamente un giradischi Technics. “L’uomo alle macchine ” era il solo abilitato a mettere sul piatto in veltro i suoi dischi, tutti custoditi alla perfezione. La genesi di Camarillo Brillo affonda le sue radici agli inizi della seconda metà degli anni ’70, nella stagione in cui vennero alla luce le prime radio locali, quando Michele Acampora dopo Radio Avellino (fm 100 mhz) guidò musicalmente Radio Alfa (fm 102 mhz), per poi fare approdo a STUDIO 95 ( fm 95.1 mhz), nata dal genio creativo di Gianfranco Turis. Una passione fuori di ogni standard per la musica, riversata anche nella conduzione di due negozi, Ananas & Bananas al Corso Vittorio Emanuele e successivamente Camarillo Brillo a via Mancini, sempre nella città di Avellino. Michele era una Treccani vivente in fatto di conoscenze discografiche, con una naturale predilezione per il vinile, supporto in progressiva estinzione dopo l’avvento del Cd nel mercato consumer e l’arrivo delle cartoline digitali per l’impiego professionale, ed in particolare nel comparto radiofonico. Uomo colto, mite di carattere, delicato nei modi; l’ultima volta, l’ho visto a metà gennaio, ovviamente in negozio, dove mi portai per l’acquisto di un disco in vinile da regalare ad un amico, prezioso come lui. Ebbi uno strano presagio nel notarlo un filino giù di tono e di un colorito non rallegrante; una sensazione che si consolidò dopo qualche messaggio whatsApp con la sua amatissima Silvia che, pur mantenendo ogni riserbo, giustificò un suo affanno lavorativo per questioni personali. Rinnovo qui il cordoglio a Silvia, che è stata sua ombra per una vita, ed ai familiari, in particolare a quella splendida persona di sua sorella,Elisabetta, che mi rese socio ed editore privilegiato, sul finire degli anni ’90, a Radio Alfa.
Il ricordo di 𝙍𝙤𝙘𝙘𝙤 𝙐𝙧𝙘𝙞𝙪𝙤𝙡𝙞