Omicidio Bembo, il 5 giugno in aula il filmato dell’aggressione

Tribunale Avellino

Nella giornata di oggi, presso l’aula d’Assise del Tribunale di Avellino, si è celebrata l’udienza del processo per l’omicidio di Roberto Bembo, il giovane di Mercogliano tragicamente ucciso all’alba di Capodanno del 2023 in un parcheggio di Torrette.

Secondo l’accusa, Niko Iannuzzi è indicato come l’autore materiale del delitto, mentre Luca e Daniele Sciarrillo sono accusati di complicità.Sciarrillo e Iannuzzi erano presenti in aula. Ad aprire l’udienza dinanzi al collegio, presieduto dal giudice Gianpiero Scarlato, la testimonianza in aula di una giovane, che ha risposto alle domande del pm Paola Galdo, in sostituzione del pubblico ministero Vincenzo Toscano: “Quella sera ero in macchina con gli amici. Avevamo deciso di trascorrere la serata presso questo bar di Mercogliano. In precedenza, eravamo stati a Salerno. In un’altra macchina c’erano altri amici e, tra loro, c’era anche Roberto Bembo. Una volta giunti a Mercogliano, alcuni amici se ne sono dovuti andare. Una volta giunti al bar, noi siamo entrati e altri, tra cui Bembo, erano rimasti fuori ad attendere nel parcheggio dinanzi al bar. Quando siamo usciti dal locale, non ho più visto l’auto parcheggiata; quest’ultima era stata spostata dall’altro lato. Non era più in sosta dove l’avevamo vista l’ultima volta. Io, una volta uscita dal bar, non mi sono resa conto, inizialmente, di ciò che stava accadendo. Poi, mi sono guardata attorno e ho visto che stava avvenendo una lite. Sono andata verso l’auto parcheggiata, pensando che all’interno ci fossero i miei amici, invece erano all’esterno, per strada. C’erano molte persone e molta confusione. Ho cercato di capire cosa stesse accadendo ma, al momento, faccio fatica a ricordarlo con precisione. È stato come se la mia mente avesse voluto rimuoverlo”.

Incalzata dal Pm, la teste si è soffermata sulle prime informazioni sommarie che la ragazza ha dichiarato al momento del fatto: “Ricordo che ci fu questa violenta discussione. Ho visto Roberto, era pieno di sangue. Ho urlato che bisognava chiamare i soccorsi, ma nessuno li ha chiamati. Allora ci siamo messi in macchina e ci siamo diretti in ospedale. Per quanto riguarda gli altri, alcuni sono venuti in macchina con noi”. La testimone, infine, ha riconosciuto in aula gli imputati come le persone presenti la sera dell’omicidio, ma ha affermato di non ricordare quale fosse stato il loro effettivo ruolo quando Roberto Bembo veniva accoltellato.

La giovane, rispondendo alle domande dell’avvocato Aufiero, ha cercato di chiarire alcuni termini che, al tempo della prima testimonianza, furono pronunciati dinanzi agli investigatori e che risultano ora diversi all’interno dell’aula di Assise; nello specifico, la differenza tra “litigio” e “discussione”: “Io ho percepito che un gruppo di persone tentava di aggredire e i miei amici, invece, cercavano di placare gli animi, poi, a un certo punto, ho sentito urlare ‘caccia la molletta’, ma non saprei dire chi l’ha detto”.

Poi è in aula è stata la volta della seconda testimone.” Quando sono uscita dal bar, mi sono diretta verso la nostra vettura e sono entrata all’interno. In quel momento mi sono resa conto che i miei amici si erano allontanati. Siamo scesi e volevo raggiungere il mio ragazzo, ma gli altri amici mi trattenevano: poi ho visto che stava avvenendo una discussione Roberto era dall’altro lato del marciapiede, ma non ho visto il suo spostamento. Ho visto, però, la coltellata. Ho visto Iannuzzi che sferrava la coltellata alla schiena . Non saprei dire altro, però, perché ho cercato di dimenticarlo”.

Sull’episodio della coltellata, l’avvocato Gerardo Santamaria, difensore dei familiari di Bembo, cerca di fare chiarezza, domandando perché la giovane avesse detto che la vittima fosse stata colpita da una coltellata alla schiena; specificandole se il colpo fosse stato inferto alla schiena o, semplicemente, Bembo stesse dando le spalle al suo aggressore. La testimone ha chiarito che “non ricordava questo dettaglio”.

La terza testimone si è soffermata augli attimi precedenti al ‘accoltellamento. “Quando sono uscita dal bar, ho visto i miei amici in strada, sulla sinistra, che stavano litigando. Ho visto ‘un cerchio’ con alcuni miei amici”. La ragazza, poi, ha confermato quanto dichiarato nel corso delle sommarie informazioni testimoniali.

La quarta testimonianza si è soffermata principalmente su una dichiarazione resa alla polizia giudiziaria: “Bembo aggrediva Iannuzzi”. Una affermazione che è stata oggetto di numerose contestazioni perché, il teste voluto dal Pubblico ministero non è riuscito a confermarla con precisione: “Io sono intervenuto per separarli e poi mi sono allontanato”. Anche in questo caso, il PM ha avanzato numerose contestazioni. Sul “contattotra Iannuzzi e Bembo – incalzato dall’avvocato Aufiero il testimone ha ribadito: “Bembo stava sopra a Iannuzzi”, ma non è riuscito in alcun modo a chiarire se Iannuzzi, nel corso della colluttazione, stesse soccombendo o meno. Anche in questo frangente, il ragazzo si è contraddetto più volte, indisponendo anche il presidente Scarlato, che ha richiamato il teste, invitandolo a fare un ulteriore sforzo di memoria e a raccomtare cosa fosse successo Un tentativo che, alla fine, si è rivelato vano: il testimone non è riuscito ad aggiungere contributi più specifici.

I tre imputati ( Niko Iannuzzi, Daniele e Luca Sciarillo) hanno richiesto di essere ammessi ad un programma di Giustizia Riparativa, espressamente previsto dalla Cartabia . Il presidente Scarlato aveva gia chiesto, come prevede la norma, che ci fosse un’interlocuzione da parte della famiglia. Quella che c’e’ stata questa mattina. A rappresentare la decisione della famiglia della vittima davanti ai giudici e alla giuria popolare, come anticipato dal legale di parte civile Gerardo Santamaria e’ stata la mamma del giovane ucciso, Cinzia Tino: “Noi ci siamo rifiutati. Non siamo ancora riusciti neanche a comprendere realmente cosa sia accaduto e, quindi, rifiutiamo certamente”.

La prossima udienza è attesa per il 5 giugno quando sarà proiettato nell’aula della Corte di Assise il filmato sequestrato dalla Squadra Mobile di Avellino il 2 gennaio 2023 in cui sarebbero raffigurate le immagini e le sequenze che portarono all’accoltellamento, poi rilevatosi fatale di Roberto Bembo da parte di Niko Iannuzzi.

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