Omicidio Avellino: “Volevamo uccidere tutti”. Avvocato rinuncia all’incarico

Omicidio Gioia

Agli inquirenti hanno confessato il loro piano: Volevamo ucciderli tutti perché contrastavano la nostra storia.

Viene ricostruita attraverso testimonianze e riscontri il delitto di Avellino, dove Aldo Gioia è stato ucciso da Giovanni Limata, fidanzato della figlia Elena.

La 18enne figlia di Aldo Gioia, ammazzato con sette coltellate al petto e all’addome, è accusata di omicidio premeditato pluriaggravato.

Giovanni Limata, 22 anni, deve rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.

Sitrovano nel carcere di Bellizzi Irpino dalle prime luci dell’alba di ieri, sabato

Ricostruzione omicidio

Avellino, venerdì 23 aprile, ore 22.30.

Elena Gioia apre la porta di casa e dice di andare a buttare l’immondizia. Nelle altre stanze dell’appartamento in corso Vittorio Emanuele ci sono la sorella Emilia di 23 anni, studentessa universitaria e la madre Liliana Ferrajolo di 50 anni.

Sul divano, appisolato davanti alla tv, c’è il padre Aldo, 53 anni, dipendente dlla Fca di Pratola Serra.

Sul pianerottolo attende Giovanni Limata, 23 anni di Benevento ma residente a Cervinara, precedenti per spaccio di droga, aggressione.

Il fidanzato di Elena, ha un coltello da caccia con cui dà inizio alla mattanza, infiggendo ben sette coltellate al futuro suocero che, preso di sorpresa, non riesce a difendersi e cade esanime sotto i colpi.

Le urla di Aldo Gioia richiamano l’attenzione della moglie e dell’altra figlia.

Piano fallito

Il programma dei due fidanzati va a monte. Giovanni Limata scappa via, lasciando tracce di sangue sul suo percorso, Elena urla dicendo che è stata una rapina.

Un imprevisto che getta nel panico Limata, costretto a fuggire dopo avere provato ad ammazzare soltanto una delle tre potenziali vittime. Le due donne scampate alla morte chiamato i soccorsi.

Arrivano in un baleno gli uomini della Polizia e del 118.

Vengono prestati i soccorsi all’uomo ormai agonizzante mentre inizia la caccia all’ipotetico rapinatore.

Indagini rapide

Molte cose non convincono gli investigatori che interrogano le tre donne di casa Gioia e alla fine ottengono da Elena la versione reale dei fatti.

Arrivano pure le parole della signora Liliana Ferrajolo, ammutolita fino a quando viene a sapere che il marito non ce l’ha fatta ed è morto in ospedale.

Liliana ed Emilia, sconvolte per l’accaduto, erano rimaste in silenzio, quasi a volere sostenerne la versione di Elena. Alla fine forniscono elementi utili per ricostruire la reale dinamica del delitto.

All’alba di sabato gli uomini della squadra Mobile di Avellino, coadiuvati dai collefghi del Commissariato Polstato di Cervinara, si presentano a casa di Giovanni Limata che abita coi genitori in via Monti.

Il 22enne nega ogni cosa ma in casa viene rinvenuto il coltello utilizzato per uccidere Aldo Gioia e allora il giovane crolla ma scarica la responsabilità contro la sua fidanzata.

Uccidiamoli tutti

Giovanni Limata sostiene che è stata Elena ad aver progettato tutto, ad averlo convinto a uccidere tutta la famiglia: la soluzione ideale per proseguire la contrastata storia d’amore.

Elena non sopporta i divieti dei genitori, ce l’ha con suo padre mentre la madre cerca di mediare.

Agli investigatori avrebbe confessato che da mesi progettavano di uccidere tutti, genitori e sorella di Elena per liberarsi di quanti si opponevano alla loro storia d’amore.

Elena e Giovanni ne parlavano spesso. La 18enne non voleva rinunciare al legame con quel ragazzo più grande di lei, non le interessava che lui aveva già avuto a che fare con la giustizia.

Per pianificare la strage, si erano scambiati centinaia di messaggini, gli investigatori li hanno trascritti in 120 pagine: «Uccidiamoli tutti». «Sì, ma non mia sorella». «Anche tua sorella, invece». «Va bene».

Tentato suicidio

Giovanni Limata era stato denunciato per vari reati, c’era anche una denuncia a suo carico per aggressione e lesioni.

È un ragazzo che ha lasciato la scuola senza conseguire la maturità.

Nel 2019 tentò il suicidio quando la ragazza con cui era all’epoca innamorato, non ricambiava le sue attenzioni.

Furono i carabinieri a bloccarlo mentre minacciava di lanciarsi dal ponte di un torrente. A quello si sono succeduti episodi, anche un trattamento sanitario obbligatorio con ricovero all’ospedale Landolfi di Solofra.

Giovanni ama il wrestling, il suo profilo Facebook è zeppo di foto di Gomorra e di Romanzo criminale, appena qualche giorno fa un furibondo litigio con suo padre, operatore ecologico, al quale aveva messo le mani addosso minacciandoloi che l’avrebbe ucciso.

Venerdì sera ha ucciso invece Aldo Gioia.

Avvocato difensore

Quando gli agenti portano via Elena, la madre chiama un avvocato per invitarlo a difendere la sua ragazza.

Ma non sarà l’avvocato Innocenzo Massaro a difendere la 18enne di Avellino che insieme al suo fidanzato sono accusati di aver ucciso Aldo Gioia.

Il legale avellinese, invitato ad assumere la difesa dalla mamma della giovane, ha deciso di non accettare l’incarico.

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