Nuovo Clan Partenio, le difese: “Le valutazioni del pm partono da presupposti sbagliati”

Tribunale Avellino

Processo Clan Partenio, nuova e significativa udienza  stamattina presso il tribunale di Avellino, per il processo, che vede alla sbarra i componenti dell’organizzazione criminale, accusati di tentata estorsione usura e turbativa d’asta.

In aula  dinanzi al collegio presieduto dal giudice Gianpiero Scarlato a latere Giulio Argenio e Lorenzo Corona è ripresa la discussione dei difensori. Nel corso della requisitoria del Pm Antimafia Simona Rossi, avvenuta il 16 maggio 2023, dopo aver ripercorso cinque anni di indagine e tutti i principali episodi contenuti nelle oltre trecento pagine di ordinanza, a distanza di due anni e mezzo dalle misure cautelari, ha chiesto – complessivamente – 387 anni di reclusione per i 21 imputati.

La prima posizione discussa riguarda G. V. difeso dall’avvocato di fiducia Raffaele Tecce. “La  sua responsabilità è fuori contesto; lui è coinvolto nella vicenda a causa del suo rapporto con la fidanzata. Ogni suo comportamento è condizionato da questa relazione”, afferma l’avvocato Tecce.

“Le conversazioni intercettate non ci forniscono alcuna prova dell’accusa contro di lui. L’unica cosa che emerge è che lui ha accompagnato uno degli imputati sul cantiere oggetto dell’indagine. E’ evidente che, in assenza di prove incontrovertibili dei reati contestati, questo processo si basa solo su supposizioni. Non si comprende nemmeno quale sia stato il contributo del mio assistito. La sua presenza in questa vicenda è stata completamente passiva e non contribuisce minimamente alle principali accuse riguardanti la presunta affiliazione. Ciò che manca è l’elemento di violenza nell’azione. Allo stesso modo, l’accusa di agevolamento dell’attività mafiosa non può essere sostenuta. Non possiamo affermare che il mio assistito abbia commesso l’estorsione per sostenere l’attività mafiosa”.

L’avvocato Tecce ha chiesto l’assoluzione per numerosi capi d’imputazione e di valutare nel modo corretto la pena per un uomo la cui posizione all’interno della vicenda è assolutamente marginale.

Durante la discussione avvenuta presso l’Aula di Assise del Tribunale di Avellino, l’avvocato Alberico Villani, difensore di E.N. G.M, G.N. e M.R.  ha sollevato importanti questioni e manifestato delle perplessità riguardo intercettazioni  su cui è  stata costruita un’ imputazione non  supportata da prove che a suo parere fossero vere. Il penalista resta perplesso rispetto al fatto che  alcune figure  importanti per l’indagine  non siano state esaminate ed anche se ci fosse una conoscenza con l’imputato.  “Gli investigatori che conoscono  molto bene il territorio avrebbero dovuto fare un ‘indagine diversa orientata a dimostrare la presenza della Camorra. Tuttavia sembra che la camorra sia stata associata esclusivamente a E. N. senza precedenti  informazioni  o segni di un fenomeno criminale  così  grave ed esteso in provincia.Al di là della spavalderia contestiamo il reato di affiliazione di E.N. Non c’è  mai stata la volontà di affiliarsi alle presunte associazioni criminali sul territorio. Riteniamo che le valutazioni  fatte dal pubblico ministero  partano da presupposti sbagliati”.

Gli avvocati hanno sottolineato la necessità di valutare attentamente ogni elemento di prova e considerare ogni circostanza al fine di garantire una decisione basata sulla verità e sulla correttezza processuale. La prossima udienza, adesso, è attesa per domani – 4 luglio – quando discuteranno gli avvocati Perone e Quatrano.

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