Non era il prestanome di un clan camorristico: assolto ex calciatore dell’Avellino

Era stato accusato di essere il prestanome di un esponente del clan camorristico dei Mallardo. La DDA lo aveva accusato anche di intestazione fittizia di alcuni autoveicoli e di associazione di stampo mafioso.

Accuse cadute nel vuoto mercoledì mattina, di fronte alla seconda sezione della Corte di Appello di Napoli che ha assolto Giuseppe Taglialatela, ex portiere dell’Avellino (due esperienze in biancoverde a inizio e fine carriera), finito nel mirino della Procura Antimafia.

Taglialatela, che rischiava fino a 14 anni di carcere, era stato già scagionato in primo grado, ma la Procura Antimafia aveva presentato ricorso, respinto dai giudici di secondo grado.

Ha retto la linea difensiva degli avvocati penalisti Luca Capasso e Monica Marolo.

Termina, così, la brutta vicenda che ha visto come sfortunato protagonista Taglialatela, il quale – come dichiarato dai legali difensori all’Ansa – ha subito ripercussioni sulla sua vita privata e lavorativa.

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