La resa di Taccone, ma chi restituirà i soldi agli abbonati?

Un commiato al calcio e all’Avellino, con quella buona dose di incoerenza che ha condizionato la novennale gestione dell’U.S. Avellino, scomparsa dal panorama calcistico italiano nel pomeriggio di ieri.

Walter Taccone si è congedato (forse…) con un lungo comunicato stampa, iniziato con velleitarie intenzioni di proseguire la battaglia giudiziaria “nelle sedi opportune” e concluso con un virtuale passaggio di consegne a chi vorrà iniziare a fare calcio in una provincia massacrata dalla notizia della mancata iscrizione in serie B e dalla totale esclusione dal calcio, sancita nei tribunali della giustizia sportiva e amministrativa. 

Nella nota pubblicata di buon mattino, Taccone si riserva “ogni ulteriore azione esperibile per tutelare il buon nome della società, dei suoi dipendenti, dei calciatori e di una tradizione sportiva ultracentenaria della città e della provincia di Avellino che non meritano di scomparire dal calcio professionistico per presunti vizi formali”.

In parole povere: porto avanti la mia guerra contro i mulini al vento, fino al Tas di Losanna. 

Poi, però, il ripensamento: “Resto sempre a disposizione del calcio ad Avellino e vicino a chi vorrà rappresentare il nuovo titolo sportivo, proprio come avvenuto 9 anni fa”.

Se nei quiz è la prima risposta quella che conta, in questo caso è la seconda affermazione quella più importante: l’era Taccone è definitivamente conclusa

Alla pubblicazione della nota dell’ormai ex patron biancoverde ha fatto seguito la ridda di commenti sui social degli infuriati tifosi irpini e, soprattutto, dei circa 2500 che avevano sottoscritto la tessera stagionale a scatola chiusa.

La domanda più frequente è questa: “Chi ci restituirà i soldi dell’abbonamento?”

Nel comunicato, Taccone parla di tutto e tutti, ma non ne fa riferimento. I botteghini sono chiusi da giorni, nelle casse della società di soldi neppure l’ombra, possibile dunque che chi intenderà riappropriarsi del proprio denaro dovrà costituire una class action e adire alle vie legali.

Difficile, invece, che mosso a compassione l’ex proprietario dell’U.S. Avellino possa risarcire i circa 300 mila euro ricevuti in dono dai sostenitori irpini.

Se così dovesse essere sarebbe un ulteriore smacco per il popolo biancoverde, da oggi nuovamente costretto a ripartire dall’inferno della serie D

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