Inchiesta Alto Calore, Ciarcia chiarisce la sua posizione davanti al Gip

Alto Calore

Corsi di formazione all’Alto Calore, questa mattina si sono svolti, presso il Tribunale  di Avellino gli interrogatori di Michelangelo Ciarcia e Pantaleone Trasi, rispettivamente l’amministratore unico della società di corso Europa e dipendente addetto alla segreteria del presidente, nonché stretto collaboratore dell’amministratore.

 I due  destinatari di misure di sospensione dall’esercizio pubblico e assistiti dagli avvocati Nello Pizza e Marino Capone,  sono comparsi davanti al giudice per le indagini preliminari (GIP) Francesca Spella,   che ha emesso, la scorsa  settimana le misure interdittive.  In aula Ciarcia ha cercato di esporre la sua versione, sostenendo la propria tesi difensiva.

L’amministratore   dell’Alto  Calore ha dichiarato di non poter sapere con certezza se i dipendenti partecipassero effettivamente o meno a tali cor Le aziende incaricate di condurre i corsi erano responsabili di certificare la presenza dei dipendenti. Non era necessario il suo coinvolgimento diretto: i report, che attestavano la presenza dei dipendenti, venivano inviati alle ditte, che indicavano se fossero stati presenti o meno. Inoltre, la selezione dei dipendenti che dovevano partecipare non era compito del Presidente, ma dei responsabili di ciascun ufficio, che designavano chi doveva partecipare e chi no.

Alcuni corsi erano svolti online, mentre altri in aula magna. Secondo la difesa, dunque, era difficile per il Presidente dell’Alto Calore essere a conoscenza diretta di chi effettivamente partecipasse ai corsi.

La Procura, invece, ritiene che egli sapesse dell’assenza dei dipendenti. Da qui la richiesta avanzata dal pm  Russo della misura cautelare degli arresti domiciliari nei giorni scorsi al giudice per le indagini preliminari. Istanza non accolta dal gip  del tribunale di Avellino, Francesca Spella,  che ls settimana scorsa, ha firmato le misure di sospensione dall’esercizio per 12 mesi nei confronti di Michelangelo Ciarcia e del dipendente con le accuse di indebita compensazione, peculato, fatturazione inesistente e false comunicazioni sociali.

E ora la difesa presenterà ricorso al Tribunale del Riesame contro la misura adottata, e le argomentazioni saranno esposte domani. Sarà quindi necessario attendere la decisione del Tribunale del Riesame.

 L ‘inchiesta condotta dalla procura è  legata ai corsi di formazione professionale, per i quali la società Alto Calore Servizi ha goduto, mediante compensazione tributaria, dei crediti di imposta previsti dalla legge del 27 dicembre 2017 n. 205 (“Formazione 4.0”), per un ammontare complessivo di €632.000,00.

L’attività di indagine, partita all’indomani delle denunce di dipendenti della  società, che informavano l’Autorita giudiziaria della loro mancata partecipazione ai corsi formativi pur comparendo negli elenchi dei discenti, ha consentito di accertare l’effettiva inesistenza dei corsi.

Le ipotesi di reato contestate, allo stato, agli indagati (complessivamente, quattordici persone, tra cui anche dipendenti dell’Alto Calore e rappresentanti legali delle ditte fornitrici) sono peculato, l’emissione e l’utilizzo di fatture relative ad operazioni inesistenti, l’indebita compensazione tributaria aggravata per l’inesistenza dei crediti compensati e li falso in bilancio, tutte aggravate per l’abuso e al violazione dei doveri inerenti al pubblico servizio.

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