Covid-19 alla Provincia di Avellino ma “nessun focolaio”: e perchè avete chiuso gli uffici?

Che faccia tosta: con un lunghissimo comunicato ufficiale (50 righe, 4374 caratteri e quasi 1000 parole) la Provincia di Avellino fa sapere: “In relazione ai casi di Covid-19 registrati tra alcuni dipendenti, l’Amministrazione Provinciale tiene a sottolineare che non esiste alcun focolaio interno”.

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Che smentita è mai questa? Vogliamo sottilizzare tra focolaio interno ed esterno? Spiegare esattamente come sono andate le cose? E le negligenze, le leggerezze, vogliamo parlarne?

Bene, cominciamo. E scusate se saremo lunghi: è necessario.

Punto primo

Dove lavoravano quei quattro (finora!) dipendenti risultati positivi al Covid-19?

Si sono contagiati fuori dagli uffici della Provincia e hanno portato il virus all’interno?

E perchè sono stati ammessi in ufficio se si aspettava ancora l’esito dei tamponi?

Piuttosto, con quelle 1000 parole inutili non vengono chiariti alcuni punti di fondamentale importanza.

In piena estate, il CPM aveva prorogato la possibilità di effettuare lo smartworking fino al 15 ottobre 2020: come mai i dipendenti sono stati fatti rientrare dal 1° agosto in ufficio?

Qualcuno aveva fatto notare l’inopportunità di tale iniziativa, qualche sindacato timidamente s’era opposto ma nessuno aveva dato ascolto a quelle argomentazioni.

C’erano le ferie da smaltire, altrimenti andavano pagate…

Si legge infatti nel comunicato: “Gli uffici dell’Ente sono stati chiusi dal giorno 7 agosto e fino al 16 agosto (garantiti sempre i servizi essenziali)”?

Punto secondo

Due: lunedì 31 agosto scorso, l’80% del personale dipendente (quasi il 100% di quello in servizio presso la sede di Piazza Libertà), è stato sottoposto ad esame del tampone, nell’ottica di una attività di screening per consentire la ripresa a pieno regime del lavoro.

Conferma il comunicato: “Dalla giornata di lunedì scorso, 31 agosto, gli uffici tutti sono stati interessati da un profondo intervento di disinfezione, igienizzazione e sanificazione di tutti gli ambienti.”

Ebbene, il giorno successivo martedì 1° settembre, si è svolta una riunione tra i funzionari dell’Ente alla quale ha partecipato anche uno dei dipendenti che è risultato poi positivo al Covid-19.

Era proprio necessario fare partecipare alla riunione pure chi aveva effettuato l’esame del tampone il giorno precedente ed ancora non aveva ricevuto la risposta dall’Asl?

Il funzionario in questione, infatti, è risultato positivo ed è ricominciata lasanificazione, con il personale – stavolta – in totale lavoro a domicilio.

Giustifica l’Ente Provincia con la nota di smentita che non smentisce:

“Solo qualche unità è stata impegnata al lavoro, nei locali già oggetto degli interventi di sanificazione, per atti e procedure riguardanti determinate questioni non rinviabili e da rendere in presenza. Chi si è recato al lavoro lo ha fatto munito dei dispositivi di protezione individuale e con spirito di servizio e senso del dovere, per svolgere un compito di istituto improcrastinabile”.

Punto terzo

Qualcuno dovrebbe spiegare a chi ha partorito la labile giustificazione che “spirito di servizio e senso del dovere” non sono antivirali prescrivibili.

Tanto meno può essere una valida giustificazione sostenere che le persone indossavano la mascherina.

Intanto sono andati in ambienti appena sanificati (soldi buttati?) e poi, se tale comportamento assicura l’immunità, si potrebbe fare rientrare tutti al lavoro imponendo i dispositivi di protezione individuale anzichè attuare adesso lo smartworking.

E in tutto questo “papiello” dobbiamo pure leggere che “la sensibilità della Provincia, in merito all’adozione di misure riguardanti il contrasto e il contenimento della diffusione del Coronavirus, è stata altissima”?

Complimenti. Intanto gli uffici sono chiusi e gli utenti non sanno a chi rivolgersi.

Potremmo continuare commentando la frase “l’Ente ha contribuito alla
sanificazione degli edifici che ospitano gli Istituti Scolastici Superiori dell’intero territorio dagli inizi di marzo”?

Ma come? se le scuole erano chiuse, cosa c’era da sanificare?

Punto fondamentale

Certe volte il silenzio vale più di mille parole.

Quando non hai niente da dire, non dire niente.
(Charles Caleb Colton)

Post Scriptum: in occasione di un prossimo comunicato, ci fate sapere con quali fondi vengono organizzate le feste presso l’anfiteatro di Avella, dapprima con la commedia di Salemme (con il presidente della Provincia, Biancardi, in prima fila…) e prossimamente con Paolo Caiazzo e Federico Salvatore?

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