«A Guadalupe viaggio di fede e passione. Ho visto tanta povertà, porterò nel cuore la grande ospitalità». Trerotola vola sui pedali dei Caraibi

«A Guadalupe viaggio di fede e passione. Ho visto tanta povertà, porterò nel cuore la grande ospitalità». Trerotola vola sui pedali dei Caraibi

A Guadalupe per fede e passione: sono questi gli elementi che hanno spinto il ciclista solofrano Gabriele Trerotola ad affrontare il viaggio in Messico. «Dovevo concludere il giro dei santuari mariani – ha detto Trerotola -. Non potendo recarmi a Gerusalemme, ho scelto Guadalupe, che è il santuario più visitato al mondo. È scattata subito la scintilla. Anche perché credo nella vita ci vogliano due C: “cuore per amare” e “coraggio per osare”. Un’idea folle ma credo che nella vita, senza un pizzico di follia, si faccia davvero poco».

Pronti via, comincia l’avventura: «Sono partito dall’aeroporto di Roma Fiumicino e dopo 12 ore di viaggio sono arrivato a Cancún, in Messico. Pensavo di non trovare nessuno al mio arrivo. Invece, la Madonna mi ha subito aiutato. Dei locals mi hanno accompagnato a Playa del Carmen dove ho sostato per un giorno, prima di mettermi in sella verso Guadalupe. È stato un viaggio tanto faticoso, quanto emozionante, cominciato il 31 gennaio e portato al termine il 12 febbraio. Nel corso dei giorni sono sopraggiunti tanti eventi, che hanno reso il finale ancor più speciale ed emozionante».

La gente del posto è stata uno stimolo in più per portare a termine l’impresa: «Mi è rimasta nel cuore la parte interna del Messico. Il mare è qualcosa di indescrivibile, ma anche molto turistico. Nel versante interno ho visto tanta povertà ma anche tanta ricchezza nei cuori delle persone. Il sorriso della gente mi faceva letteralmente sciogliere. Mi davano amore e determinazione per continuare a pedalare».

Non sono mancate le disavventura: «Era tutto all’avventura. Calcolavo le distanze tra le varie città e provavo a pedalare per 170/180 chilometri. Mi è andato sempre bene anche perché sono riuscito a trovare sempre ospitalità. Non sono mancati i problemi; non per ultimo la Maledizione di Montezuma. Una dissenteria che colpisce i viaggiatori di quelle zone, anche perché gli standard igienici non sono elevati. Per strada ho incontrato tanti ciclisti, uno di loro mi ha accompagnato nelle tappe più dure del mio viaggio, dove abbiamo toccato i 3500 metri di altitudine».

Gli ultimi metri e l’arrivo a Guadalupe: «Il penultimo giorno ho trovato un gruppo di ciclo pellegrini di Santiago Tenango che erano diretti a Guadalupe. Mi hanno subito ospitato, anche perché erano molto attrezzati con camion a supporto. Siamo arrivati in montagna alle otto di sera, a 3500 metri. Non ero preparato a quel freddo. Mi hanno immediatamente aiutato, dandomi delle coperte e un pasto caldo. Abbiamo riposato un paio di ore, tutti insieme sotto le coperte, per poi metterci in marcia verso le undici di sera. Alle tre del mattino eravamo a Guadalupe. Il motivo di questi orari? Attraversare Città del Messico di giorno, con i suoi 23 milioni di abitanti, è praticamente impossibile».

Dopo l’impresa, un incontro speciale. «Terminata l’impresa, ho conosciuto una signora tramite Facebook che mi ha ospitato senza minimamente conoscermi. Mi ha addirittura dato le sue chiavi di casa. Personalmente, chiudere il cerchio in questo moto, è stato indescrivibile. Sono stato tre giorni a Città del Messico prima di rientrare a casa. A Solofra mi attendevano con i fuochi d’artifici e con una targa-ricordo per il percorso e il messaggio che ho dato».

Trerotola: «A Guadalupe viaggio di fede e passione. Visto tanta povertà ma anche molta ospitalità»

E ora, nuovi viaggi in arrivo? «A maggio ho preventivato di andare a Loreto per chiudere il circuito Mariano. Loreto è il quinto santuario più visitato al mondo. Mi addentrerò nell’Umbria, passando per Santa Rita da Cascia e Assisi. Il tutto attendendo tempi migliori per il mio viaggio a Gerusalemme».

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