Rifiuti, il senatore De Luca presenta proposta di legge
Gestione integrata dei rifiuti, potenziamento della raccolta differenziata e lotta ai traffici illeciti. Questi i punti cardine del disegno di legge depositato ieri dal senatore del Partito democratico Enzo De Luca. Mantenendo fede all’impegno assunto, De Luca ha presentato il disegno di “Legge quadro in materia di gestione integrata dei rifiuti, incentivazione della raccolta differenziata e lotta allo smaltimento illegale” già sottoscritto da quarantacinque senatori, tra i quali Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, Roberto Della Seta, presidente della Commissione Ambiente di Palazzo Madama, Franco Marini, Gerardo D’Ambrosio e Felice Casson, Tiziano Treu, Teresa Armato, Anna Maria Carloni e Mariapia Garavaglia, del Pd, Franco Bruno e Giacinto Russo, di Alleanza per l’Italia e Gianpiero De Toni, di Italia dei Valori. In trenta articoli, il ddl definisce una strategia per invertire la rotta ed inquadrare la gestione del ciclo dei rifiuti in una cornice normativa ispirata a parametri di equità validi sull’intero territorio nazionale. Vicepresidente della Commissione bicamerale di inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti e segretario nella Commissione Ambiente del Senato, De Luca ha sempre tenuto alta l’attenzione sulla necessità di sbarrare il passo alle ecomafie, che dai traffici di rifiuti traggono risorse ingenti, avvelenando l’ambiente. “Questo ddl, già al centro di un primo costruttivo confronto, seppur ancora embrionale, in Commissione Ambiente al Senato, è l’ideale prosecuzione dell’attività legislativa che ho svolto da assessore regionale ai lavori pubblici, occupandomi anche di riequilibrio ambientale – spiega il sen. – L’esperienza in Commissione Ambiente e nella bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nonché gli esiti delle tante indagini svolte dalla magistratura e le dichiarazioni rese da amministratori, imprenditori del settore e magistrati, rendono particolarmente sentita la preoccupazione per la forte invadenza delle organizzazioni criminali nella gestione dei rifiuti. Interi territori del nostro Paese sono stati devastati dallo sversamento illegale di rifiuti di ogni genere e grado di pericolosità, e le ricerche effettuate a tale riguardo hanno dimostrato quali effetti nefasti possono provocare sulla salute umana e sull’equilibrio ambientale. Emblematico, a tal proposito, può essere considerato il caso delle cosiddette “navi dei veleni” inabissate al largo delle nostre coste. L’ecomafia non conosce crisi e i traffici relativi alla gestione illecita dei rifiuti rappresentano canali di guadagni sempre più floridi, che crescono in proporzione diretta all’assenza di risposte chiare e determinate da parte delle istituzioni e del mondo politico. Le valutazioni che conseguono all’analisi di questi elementi e dei dati connessi, inquadrati soprattutto in una prospettiva a lungo termine, non possono non condurre alla conclusione che il primo passo per uscire da una situazione che vede politica ed istituzioni in forte ritardo rispetto all’avanzata di camorra, mafia e ‘ndrangheta sia la definizione di una legge quadro per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Disposizioni che stabiliscano parametri e regole univoci in tutto il Paese, per archiviare in via definitiva la logica dei commissariamenti e responsabilizzare classe dirigente e istituzioni, a partire dagli Enti locali. Abbiamo il dovere di recuperare il tempo perduto, ricordando anche che l’Italia è impegnata con gli altri Paesi europei a raggiungere entro il 2020 gli obiettivi più generali di politica ambientale fissati dell’UE: la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, l’aumento dell’efficienza energetica del 20% e il raggiungimento della quota del 20% di fonti di energia alternative”. Nel testo del ddl, che ha il suo architrave nel potenziamento della differenziata, particolare attenzione viene riservata alla riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti con la previsione “di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di certificazione ambientale, analisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori” e apposite iniziative anche a livello scolastico, l’uso di sistemi di qualità, nonché lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai fini della corretta valutazione dell’impatto di uno specifico prodotto sull’ambiente durante l’intero ciclo di vita del prodotto medesimo. Per quanto concerne gli appalti, altro fronte di infiltrazione della criminalità organizzata, si prevede: “l’adozione di procedure di gara per gli appalti che valorizzino le capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della produzione di rifiuti”, e, su un piano più generale, la promozione di accordi e contratti di programma o protocolli d’intesa, anche sperimentali, finalizzati, alla prevenzione ed alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti. Previsioni specifiche riguardano le responsabilità del produttore (articolo 11) e la tenuta dei registri e la tracciabilità dei rifiuti speciali da parte di Enti e imprese che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo professionale o che operano in qualità di commercianti e intermediari di rifiuti pericolosi. Specifici articoli prevedono sanzioni per il traffico illecito di rifiuti e per le attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, nonché modifiche al codice penale per introdurvi nome dirette a sanzionare i delitti contro l’ambiente. Per l’approfondimento delle tematiche relative alle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, è favorita la collaborazione tra Regioni e istituzioni nazionali. In tal senso, si prevede che la Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti promuova opportune iniziative con le Regioni per l’espletamento dei suoi compiti istituzionali nell’ottica di una cooperazione sempre più stretta tra livelli istituzionali e soggetti coinvolti nelle diverse fasi del ciclo integrato dei rifiuti. “Proprio sulla collaborazione bisogna puntare per razionalizzare il servizio di gestione dei rifiuti, recuperando l’impostazione della legge Galli del 1994 sul ciclo integrato delle acque – conclude De Luca – Lavorare insieme per ridurre i gestori, recuperare un rapporto tra pubblico e privato ed evitare il continuo ricorso ai commissariamenti, che, stando alle esperienze di questi anni, non hanno saputo realmente risolvere i gravi problemi connessi alla gestione dei rifiuti, e che, senza controlli puntuali e con deroghe infinite rispetto alla normativa vigente, hanno ulteriormente disorientato i cittadini. Il grado di civiltà di un Paese si misura anche nella capacità di inquadrare la gestione dei servizi di interesse pubblico in una prospettiva di sviluppo e di progresso, anche economico. In questo, la ridefinizione di un sistema di gestione integrato dei rifiuti può costituire un precedente importante: ne possono derivare sviluppo e ricadute positive in termini di occupazione, di salvaguardia dell’ambiente e di promozione delle risorse dei territori”.




