“Gruppo dirigente Pd inaffidabile”, lettera di Fierro alla Lengua

“Gruppo dirigente Pd inaffidabile”, lettera di Fierro alla Lengua

“Apprendo che con un sms a firma della segretaria che è stata convocata la Commissione di Garanzia provinciale. L’atto è di una gravità straordinaria e fa toccare con mano la inaffidabilità dell’attuale gruppo dirigente in ordine alla gestione del partito. Riepilogo per tutti”. Si esprime così Lucio Fierro, esponente del coordinamento provinciale ‘Un senso alla nostra storia’, nella lettera aperta indirizzata nei confronti del segretario provinciale del Partito Democratico, Caterina Lengua.
“La Commissione di garanzia non si era ancora insediata. In una riunione dei coordinatori delle aree convocata ad iniziativa di Carmine De Blasio, nel quadro di un tentativo di ripresa di un confronto interno dopo la rottura susseguente alla nomina dell’esecutivo provinciale, ci fu proposto, non richiesto, di assumerne la Presidenza. Esprimemmo la nostra disponibilità, – prosegue Fierro – se a questo avesse corrisposto uno sforzo comune per un tesseramento serio, di iscritti veri e una campagna congressuale finalizzata a dare vita a gruppi dirigenti dei circoli senza “contifici” ma con l’unico scopo di impegnare, luogo per luogo, le migliori energie, prescindendo dalla loro collocazione correntizia. Ci fu l’accordo unanime, compreso quello dei mariniani e dei “territori e nuove generazioni” anche perché per questa via si davano garanzie a tutti, ai bersaniani con la presidenza, a chi regge il partito una maggioranza di sette membri su nove. Nell’accordo era stato esplicitato che ciascuna area avrebbe potuto surrogare propri componenti non più disponibili o incompatibili. Si è proceduto in una riunione della Commissione legittimamente convocata da Carmine De Blasio, nella sua qualità di Presidente dell’Assemblea Provinciale, con cinque voti su cinque presenti, alla elezione di Generoso Bruno previa preventiva surroga del nostro membro eletto Federico Rocco. Un minuto dopo sono nate contestazioni in quanto è stato evidente (alla faccia della serietà) che almeno due aree si rimangiavano l’impegno assunto e che i franceschiniani erano divenuti un esercito senza capi. Non avendo il coraggio di denunziare l’accordo politico ci si è arrampicati sugli specchi di una presunta illegittimità delle surroghe. E’ possibile che sia così, che le surroghe non siano previste e le sostituzioni debbano passare per l’Assemblea; ma è fuor di dubbio che la questione andava sollevata con ricorso formale alla Garanzia Regionale e non mi risulta che sia stato, forse perché, come abbiamo fatto rilevare, risultavano sconcertanti almeno tre considerazioni: che, malgrado lo statuto nazionale, la Commissione di Garanzia avesse proceduto nel passato nella piena illegalità formale ma una esigenza di non perdere tempo ce ne aveva fatto accettare le determinazioni; che a sollevare la questione fossero esponenti della maggioranza tutelati dalla posizione negli organismi dirigenti e non la minoranza, priva della stessa tutela; che, infine, sul piano formale, si sollevasse il rispetto delle regole per le surroghe e si facesse finta di non avvedersi che è la nomina stessa in Assemblea ad essere illegittima in quanto fatta per nove membri contro i cinque previsti dalla statuto regionale. Ne abbiamo preso atto e, senza alimentare polemiche pubbliche, ci siamo pronunciati perché, di fronte a rilievi sollevati formalmente si ritornasse all’Assemblea per rimediarvi attraverso la elezione di una nuova Commissione. Una riunione specifica presieduta da Carmine De Blasio ha peraltro deciso in questo senso. Ma, invece della convocazione dell’Assemblea abbiamo avuto la scelta odierna che, consapevolmente o meno, riporta il partito ad uno scontro frontale di cui non si avvertiva proprio l’esigenza. Tutti sappiamo chi ha brigato perché riprendessero a spirare i venti di guerra. Tutti sappiamo che la guerra la si vuole in rapporto ad ambizioncelle personali che si immagina di poter consolidare attraverso congressi di circolo “manovrati”. Se questa è la strada, essa è semplicemente il ripercorrere folle delle precedenti vicende elettorali per la provincia e per le regionali. Noi non ci stiamo a farci tirare in un gioco al massacro che renderà il PD sempre più estraneo al bisogno di alternativa al berlusconismo e perciò, senza attendere di sapere come sia andata questa improvvida riunione che non riconosciamo, diciamo con chiarezza che se tesseramento e congressi di circolo non daranno le garanzie di serietà e di utilità, che l’accordo tra le componenti voleva assicurare, valuteremo l’opportunità di ritrarci e stare a guardare.

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