Pd, ecco il manifesto di un gruppo di amministratori

Pd, ecco il manifesto di un gruppo di amministratori
Continua il dibattito all’interno del Partito Democratico. In redazione ci è giunto un documento a firma di Salvatore Antonacci, Valentina Corvigno, Luigi Famiglietti, Yuri Gioino, Enrico Montanaro, Giuseppe Morsa, Pellegrino Palmieri, Rosanna Repole, Rodolfo Salzarulo, Daniele Spadafora, in cui i s…

Pd, ecco il manifesto di un gruppo di amministratori

Continua il dibattito all’interno del Partito Democratico. In redazione ci è giunto un documento a firma di Salvatore Antonacci, Valentina Corvigno, Luigi Famiglietti, Yuri Gioino, Enrico Montanaro, Giuseppe Morsa, Pellegrino Palmieri, Rosanna Repole, Rodolfo Salzarulo, Daniele Spadafora, in cui i sopracitati esprimono la propria volontà a rifondare il partito. A seguire vi proponiamo il testo integrale del manifesto: “Riteniamo opportuno esaltare i patrimoni culturali e storici delle diverse provenienze politiche del passato, che hanno dato vita al PD. Il Partito Democratico é, peró, molto di piú. Non ci piace che la “casa comune” a cui lavoriamo risulti abitata da soli “ex”. Non ci piace che le diverse sensibilitá vengano utilizzate come recinti, o catene, di cui siano prigioniere le esigenze emergenti dalle nuove generazioni e le istanze portate dai contesti reali.

1. Ci interessa un partito strutturato, edificato sul radicamento nei territori, che rappresenti i luoghi in cui si formano i bisogni, insieme alle persone che quei bisogni portano all’attenzione della politica. Nel Partito che vogliamo hanno pieno diritto di cittadinanza tutte le sensibilità che gli danno vita. E’ lo strumento per superare i pezzi di apparati dei partiti del passato che, oggettivamente, rallentano nuove sintesi, preferendo agire per cooptazioni successive. E’ l’orizzonte entro cui le domande dei cittadini diventano proposta politica, che definisce gli obiettivi dell’azione organizzata, perché il partito, assumendo al proprio interno i protagonisti sociali, è la testa della realtá in movimento, non la struttura burocratica che pretenda di mettersi alla testa dei movimenti reali.

2. Il tesseramento è il modo in cui la militanza attiva si propone come luogo in cui le elaborazioni diventano progetto. I luoghi della politica, infatti, scorrono spontanei, dentro il movimento della società e poi diventano forma organizzata. Se per un verso le trasformazioni della realtà ricollocano sul piano sociale, economico e politico le persone e i gruppi, rendendo labile il loro legame con strutture cristallizzate, all’opposto appare una tendenza a definire legami di natura leaderistica o populista. E’ compito del partito individuare i percorsi per cui sia possibile ogni volta superare l’ambito della “propria casta”, per come si è sedimentata, ed offrire gli spazi in cui i lavoratori e i ceti produttivi, come i giovani o i non garantiti, possano diventare protagonisti della propria struttura organizzata, che si rinnova ancorandosi alle effettive trasformazioni della società e non alla mera riproduzione “in formato tessera” di se stessa.

3. Per questo intendiamo il partito come soggetto forte e strutturato ma, insieme, come prodotto e portato dei bisogni reali che la società esprime, essendo in grado di cogliere le aspettazioni di persone e dare ad esse una proiezione politica. Deve essere dimensione depurata dai localismi, e in grado di dare dignità generale ad istanze particolari, conservando un giusto equilibrio e sintesi di esigenze che, diffuse nei territori, attendono risposte provinciali, regionali, nazionali e globali a cui solo un partito forte può essere in grado di offrire prospettive. In questa ottica si adottano le scelte per le alleanze politiche: esse si fanno dentro le istituzioni, per gestirle nell’ottica delle risposte da offrire alle domande della società. Non per riprodurre potere. In questa ottica riteniamo necessario l’apporto degli amministratori territoriali, antenne del soggetto politico.

4. Nella realtà dei nostri territori interni si coglie una linea duplice di tendenza uguale e opposta: lo spopolamento, o l’accoglienza-rifugio dalle contorsioni della metropoli. In questa area regionale si spiega il nostro contributo alla costruzione di un partito vero, che sia in grado di interpretare la nuova “questione campana” dentro una antica e sempre rinnovata questione meridionale. Non come proposta politicista ma come proiezione, in una dimensione generale, delle aspettazioni dei tanti lembi di questo territorio che ancora faticano a trovare una propria identità.

5. Dentro una prospettiva in cui si pensi al futuro con i piedi ben piantati nei territori e lo sguardo rivolto alla globalità dei processi in cui “le cose collettivamente pensate” divengono reali, prende corpo il nostro sostegno alla candidatura per la segreteria regionale di Enzo Amendola e per la segreteria nazionale di Pier Luigi Bersani, in un percorso autonomo dei territori, con amministratori e nuove generazioni, che prenda forme anche in liste proprie alle prossime primarie”.

SPOT