Occupazione,Filomena: Campania al collasso. Caldoro si sbrighi

Occupazione,Filomena: Campania al collasso. Caldoro si sbrighi

“I dati diffusi dall’Istat e relativi al secondo trimestre del 2010 confermano la drammatica situazione economica ed occupazionale in cui versa il Mezzogiorno d’Italia e la Campania in particolare. A livello nazionale il tasso di disoccupazione si attesta all’8,5 % mentre in Campania schizza al 14,3 %. La Campania risulta essere la regione italiana con il più basso valore del tasso di occupazione pari al 40%” Così Vincenzo Filomena, segretario provinciale di Alleanza di Centro.
“Oltre al tasso di disoccupazione c’è un altro importante indicatore quale il tasso di inattività che dovrebbe catturare l’attenzione dei politici. Tra i disoccupati, infatti, vengono contati soltanto coloro che tra la popolazione attiva (15-64 anni) stanno cercando “attivamente” un lavoro, mentre tra gli inattivi non vi sono solo gli studenti, i pensionati, le casalinghe e le persone che pur essendo in età lavorativa si dichiarano non disponibili a lavorare ma, anche coloro che risultano disponibili a lavorare se trovassero un’ occupazione.
Se si analizza quanti sono i non occupati in Campania si verifica che si tratta di una persona ogni due. Nel Mezzogiorno d’Italia il tasso di inattività risulta elevato ma è in Campania che si tocca il valore più alto in assoluto, in quanto quasi quattro uomini ogni dieci in età lavorativa sono classificati tra le non forze lavoro mentre per la componente femminile il dato è ancora più allarmante ovvero quasi sette donne su dieci! I dati Istat evidenziano non solo un aumento del tasso di disoccupazione e del tasso di inattività ma anche una riduzione della disponibilità di occupazioni permanenti a tempo pieno a favore di occupazioni a termine e a tempo parziale.
E’ molto probabile che tale tendenza andrà a consolidarsi grazie alla sempre più rapida diffusione delle tecnologie informatiche e dei processi di globalizzazione. Lo stato di persistente disoccupazione aggravato dall’incertezza del lavoro e dalle crescenti forme di flessibilità e parzialità richieste dal mercato creano una drammatica situazione specie per le giovani generazioni le quali non si trovano in condizione di coltivare adeguate e legittime aspettative di miglioramento. Un lavoratore a tempo parziale se non lo è per libera scelta risulta essere anche un semi-occupato ovvero un semi-disoccupato. Non sono poche le persone che pur avendo un’età lavorativa hanno smesso di cercare un’occupazione perché risultano scoraggiate o rassegnate e come tali non rientrano nelle rilevazione del tasso di disoccupazione. Queste persone però le ritroviamo nel numero di persone inattive. In Italia, sempre secondo l’Istat, il numero di persone in cerca di occupazione è di poco superiore ai 2 milioni ovvero pari al 3,5% della popolazione di riferimento (60 milioni), mentre il numero di persone in età lavorativa inattive disposte a lavorare sono circa 2,7 milioni ovvero il 4,5% della popolazione.
Per cui essendo il numero di persone “forzatamente inattive” che vorrebbero lavorare più del doppio di quelle che cercano attivamente un’ occupazione, la situazione occupazionale è seria a livello nazionale, preoccupante nel Mezzogiorno e drammatica in Campania! Al Sud c’è una preoccupante emergenza giovani in quanto il 40% di essi è senza impiego. Per crescere e svilupparsi in un’economia della conoscenza diventa fondamentale impegnare i giovani talenti investendo nei settori della ricerca, della tecnologia, dell’istruzione e dell’alta formazione. I dati OCSE ci dicono che gli investimenti di Francia e Svezia nei settori della conoscenza assorbono il 10% del PIL mentre l’Italia si colloca all’ultimo posto sia in termini di investimenti che in termini di produzione. Occorre impegnare le migliori risorse e la migliore classe dirigente per intervenire con politiche efficaci e coraggiose che accelerino il processo di cambiamento permettendo al Mezzogiorno d’Italia di non rimanere il territorio arretrato più esteso e più popoloso dell’ area euro”.

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