I Veltroniani: Il Pd è vittima del cinismo

“C’è qualcosa di cinico nel comportamento politico del Pd avellinese se di fronte alla grave crisi di consenso e di fiducia dei cittadini nel Pd, il gruppo dirigente, nella sua fittizia unità, decide di arroccarsi nel palazzo, chiudendo ogni varco alla base, alla società civile, ai giovani, a persone e facce nuove che credono in un progetto riformista e vogliono portare nuove idee e nuova linfa al partito”. E’ quanto affermano in una nota il delegato provinciale Pd Andrea Forgione e l’ex delegato dell’assemblea provinciale mozione Franceschini, Antonio Petruzzo. “Un cinismo frutto della paura di perdere privilegi e poltrone che investe tutta la classe dirigente, oligarchica e gerontocratica, che appare all’esterno senza bussola e senza linea politica, impegnata solo a garantire i propri privilegi di casta. Se non fosse così, – proseguono – il partito avrebbe reagito alla crisi di consenso mettendo in campo momenti di ascolto e di partecipazione, avrebbe mobilitato le energie migliori chiedendo ai circoli ed ai militanti di partecipare da protagonisti ad una nuova stagione politica, avrebbe fatto una seria e severa analisi delle responsabilità politiche dello sfascio del partito.
Ed invece la ricetta che l’attuale gruppo dirigente propone per curare la malattia si riduce al reinoculo nel corpo malato del Pd dell’agente eziologico della malattia stessa. Alla richiesta di partecipazione che giunge dai militanti e dai simpatizzanti del Pd si risponde con una manovra di palazzo, al deficit di linea politica si risponde con un progetto confuso, alla necessità di voltare pagina e di rinnovamento della classe dirigente si risponde con un caminetto ristretto ai soliti capibastone, maneggioni della politica, difensori ad oltranza della partitocrazia. Su questa strada il destino del Pd è segnato: imploderà riducendosi a forza politica marginale, subordinata ai capricci dei democristiani Casini e De Mita.
A questo punto, sono in molti a porsi la domanda: chi fa finta di non ascoltare le tante voci che provengono dalla base e permette questa sicura debacle del partito? La risposta, se si vuole essere onesti, non può che essere: il senatore Enzo De Luca. Si proprio Lui, in qualità di massimo rappresentante del Pd irpino. Certo non solo Lui, c’è anche qualche suggeritore occulto che aspira, insieme a Lui, a ricandidarsi in Parlamento. Dopotutto, il senatore De Luca ha voltato le spalle ai tanti democratici e democratiche che al congresso votarono la mozione Franceschini, convertendosi improvvisamente, come Saulo sulla via di Damasco, al modello bersaniano-dalemiano, per garantirsi la ricandidatura alle imminenti elezioni politiche; ha lasciato il partito in balia di cortigiani famelici che privi di legittimazione ed autorevolezza nell’opinione pubblica irpina hanno lavorato affinché il partito, soprattutto in periferia, si riducesse a drappello di mercenari a servizio del demitismo.
Se le cose viceversa non stanno come le raccontiamo, tocca al senatore De Luca fare chiarezza e rimettere sui giusti binari il partito. E il senatore De Luca lo può fare da subito annullando la direzione provinciale del Pd in programma per lunedì 10 gennaio per permettere ai democratici di aprire una discussione partecipata e plurale sul futuro del partito.
D’altronde, la direzione nazionale del Pd fissata per il 13 gennaio potrebbe aprire nuovi scenari nel partito democratico. Solo dopo tale passaggio si potrà portare la discussione all’assemblea dei delegati e successivamente alla direzione provinciale. Chi occupa posti apicali nel Pd provinciale ed ha la responsabilità delle scelte, invece di preoccuparsi di blindare la propria ricandidatura, dovrebbe avere la lungimiranza di favorire un confronto aperto e proficuo che coinvolga la base del partito e tutti coloro che in passato hanno dato la loro fiducia al Pd sui problemi che investono il nostro territorio, perché fuori dalle stanze di via Tagliamento ci sono migliaia di cittadini che attendono una risposta ai tanti problemi che attanagliano la vita quotidiana.
La politica non è solo lo sforzo di mantenere la sedia porporata sotto il proprio fondoschiena”.

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