Enti di servizio: interesse pubblico è realizzare gestione chiara

Enti di servizio: interesse pubblico è realizzare gestione chiara

A seguire vi proponiamo il testo integrale della nota emanata da Vincenzo Filomena, presidente provinciale di Alleanza di Centro:
“Si afferma che siamo in Europa ma non sempre ci dimostriamo propensi ad assumere comportamenti ”europei”; si afferma da più parti che la distribuzione di un bene pubblico come l’acqua (inalienabile per definizione) non possa essere gestito dai privati e nel contempo nessuno prova a spiegarci cosa si possa fare per eliminare o, quanto meno, correggere le evidenti anomalie del pubblico in materia di cattiva gestione degli Enti di servizio. Gestioni pubbliche che dalle “nostre parti” si sono sempre evidenziate per le enormi capacità di erogazione di incarichi e prebende varie, per le oggettive gestioni clientelari e poco trasparenti nonché per l’incapacità di operare gli adeguati investimenti necessari per migliorare lo stato degli impianti e la qualità dei servizi. Auspichiamo che la politica dibatta e si confronti in merito alle possibili iniziative da intraprendere per garantire negli Enti di servizio una gestione più “pubblica” e più trasparente ovvero“chiara” come l’acqua. Cosa che non è affatto avvenuta per il passato e quindi affatto banale come ben sanno le forze politiche che si sono aspramente combattute per lottizzare gli Enti di servizio quali appunto l’Acs. Premesso che la proprietà di un bene pubblico ed inalienabile quale l’acqua insieme all’intera rete di distribuzione rimangono di proprietà pubblica, al buon cittadino europeo poco interessa se nelle varie realtà geografiche del Paese si decida che la gestione del servizio venga conferita a società con capitale interamente pubblico oppure a società a partecipazione mista pubblica e privata, ovvero a società private individuate mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, in quanto il cittadino europeo è più interessato alla concretezza delle questioni ed alla presenza di una classe politica più responsabile che si dimostri capace di tutelare al meglio l’interesse generale, obiettivo che si traduce nell’assicurare una gestione corretta, efficace e responsabile del pubblico servizio. La domanda a cui la politica è chiamata a rispondere può non avere, quindi, un’ unica e valida soluzione da applicare e copiosamente replicare in ogni realtà territoriale, occorre però, in ogni caso, perseguire il medesimo obiettivo che è quello di favorire gli investimenti necessari per migliorare lo stato degli impianti e delle reti insieme ad una più corretta e responsabile gestione di un bene comune e di primaria importanza quale l’acqua. L’efficienza, economicità e qualità di un pubblico servizio non dipendono esclusivamente dal modello gestionale selezionato territorialmente, così come mai potranno essere conseguite con un dibattito politico fortemente condizionato da posizioni ideologiche, demagogiche e, in alcuni casi, volte unicamente a salvare il proprio “particulare”. La legge sui servizi pubblici locali, voluta ed approvata dal Governo Berlusconi, conferma il carattere pubblico del bene acqua. Non è vero che l’acqua possa essere privatizzata mentre risulta vero che possono essere affidate in concessione, oggi come ieri, a imprese private o a società miste pubblico-privato le gestioni dei servizi idrici di acquedotto, fognatura e depurazione. La riforma vuole essere uno strumento per innovare i criteri di affidamento delle gestioni idriche così come degli altri servizi pubblici locali. Si ricorda che molte delle attuali gestioni sono affidate (senza alcuna gara e senza alcuna trasparenza sui costi) nella mani di società “in house”, controllate dagli stessi enti locali che oltre ad avere compiti di indirizzo e controllo dovrebbero anche vigilare sulla qualità dei servizi”.

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