Di Iorio: “Evitiamo estinzione comunità montane”

Di Iorio: “Evitiamo estinzione comunità montane”
Intervento di Nicola Di Iorio, consigliere nazionale dell’Uncem ed ex presidente della comunità montana Terminio Cervialto, nel corso dell’assemblea regionale che si è svolta oggi (21 gennaio) a Vietri sul Mare, alla presenza del presidente regionale dell’Uncem, Donato Cufari, e del vicepresidente n…

Di Iorio: “Evitiamo estinzione comunità montane”

Intervento di Nicola Di Iorio, consigliere nazionale dell’Uncem ed ex presidente della comunità montana Terminio Cervialto, nel corso dell’assemblea regionale che si è svolta oggi (21 gennaio) a Vietri sul Mare, alla presenza del presidente regionale dell’Uncem, Donato Cufari, e del vicepresidente nazionale, Andrea Cirillo. In chiusura, l’assemblea regionale dell’Uncem ha approvato un documento che nei prossimi giorni verrà fatto pervenire a tutti i consigli comunali dei Comuni inseriti in enti montani. Nel documento si esprime solidarietà ai lavoratori delle Comunità Montane che oggi vivono una condizione di difficoltà e si chiede, inoltre, alla giunta regionale della Campania di prendere provvedimenti, prima della competizione elettorale, che possano tranquillizzare i lavoratori stessi che oggi vivono una oggettiva condizione di precarietà.
Ecco l’intervento: «La legge finanziaria 2010 n.191, come è ormai noto ai più, nel suo articolo 2 comma 187 ha definitivamente sancito che lo Stato cessa di concorrere al finanziamento dei trasferimenti a favore delle Comunità Montane italiane, producendo, inevitabilmente ed inopinatamente, l’estinzione definitiva del finanziamento ordinario alle medesime creando una situazione estremamente delicata e pericolosa in ordine soprattutto alla stabilità occupazionale degli addetti in pianta organica. Inoltre lo stesso articolo, per come è stato scritto, comporta anche la soppressione del cosiddetto “fondo consolidato”. Tale fondo, che è parte integrante del fondo ordinario, è stato sempre utilizzato per coprire i costi afferenti al personale affidato alle comunità montane, frutto di impegni pregressi assunti, sempre dallo Stato, con leggi speciali, quali la legge n.285/77 e la legge 730/1986. Tale situazione riverbera inevitabilmente i suoi effetti più negativi proprio sui livelli occupazionali. L’ultima legge finanziaria, in scia, per la verità, con la legge finanziaria del 2007 (governo Prodi) sembra assumere nei confronti del sistema delle comunità montane il ruolo del boia. Ma soprattutto, stranamente, mentre si preoccupa, giustamente, della sorte dei lavoratori a tempo indeteminato dei consorzi in via di chiusura, non fa altrettanto con i dipendenti pubblici in forza agli enti montani. Una assurdità. E tutto ciò nel silenzio più assordante, salvo qualche rara e felice eccezione, delle forze politiche sociali e culturali. Esemplare a questo proposito il caso della Comunità Montana Terminio Cervialto. Prima della fine dell’anno, infatti, era stata deliberata la messa in mobilità di quattordici dipendenti. La delibera è stata ritirata ma poi riproposta perché il primo atto difettava della concertazione sindacale. A mio avviso, la procedura relativa ai quattordici dipendenti della Comunità Montana Terminio Cervialto va, invece, congelata, anche perché non presenta la necessaria ed adeguata copertura finanziaria. Dunque, non di mobilità si tratterebbe, ma di un vero e proprio licenziamento in tronco. E’ questo l’evidente segnale della difficoltà e del malessere che vivono oggi le comunità montane in Italia ed in Campania. Ma su questo versante la Regione Campania, purtroppo, ha già mostrato il suo volto. Mentre lo Statuto regionale prevede le Comunità Montane quali organi di governo del territorio, la legge regionale n.12 del 2008, emanata per rispettare i tempi assegnati proprio dalla finanziaria Prodi, non ha saputo o voluto cogliere questa opportunità. E’ una legge monca che affronta le questioni di cui sopra limitandosi a punire persone e territori, soprattutto in Irpinia, dove il sistema montano aveva sempre saputo esprimere politiche valide e lungimiranti a favore delle aree interne e dove i suoi enti montani sono stati realmente rappresentativi degli interessi dei suoi cittadini in un’ottica di area vasta. Ma il tema di questi giorni, almeno in Campania, acclarata, purtroppo ancora una volta, la insufficienza del Legislatore regionale, anche alla luce della Finanziaria Regionale del 2010, non è più quello del destino degli Enti montani ma è, e deve essere, quello dei diritti degli oltre 620 dipendenti in pianta organica alle Comunità Montane Campane, che a scanso di facili e comprensibili equivoci non sono i cosiddetti “Forestali” i quali, seppur stabilizzati, anch’essi intravedono un futuro pieno di insidie. A questo proposito, se i dipendenti delle comunità montane, come stabilito dalla legge finanziaria regionale, vanno equiparati a quelli della giunta regionale ai fini dell’esodo incentivato, è giusto che questa equiparazione venga estesa a tutti gli ambiti e a tutti gli aspetti del trattamento di lavoro. Il tema, quindi, della salvaguardia dei livelli occupazionali è il vero tema, a prescindere dalle scelte che la Regione Campania vorrà o dovrà compiere in ordine al destino di tali enti. Certo, non c’è da essere allegri avendo alle porte una campagna elettorale regionale che rischia di paralizzare per lungo tempo l’operatività della Regione, Non so se è sufficiente un impegno, come pure si è chiesto, da parte della VIII commissione regionale ma so che è urgente e necessario una forte mobilitazione dell’intera provincia irpina, che più di ogni altra ha conosciuto la incisività dell’azione e delle politiche degli enti montani. La politica,le istituzioni, la cultura, le rappresentanze degli interessi sindacali, economici e diffusi non possono chiamarsi fuori dal mettere al centro delle loro agende di discussioni il tema del rispetto della dignità e della professionalità di una categoria di lavoratori a cui rischia di diventare difficile, pur volendolo, augurare un anno di serenità».

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