Consulta della cultura, D’Argenio: ennesima occasione mancata

Consulta della cultura, D’Argenio: ennesima occasione mancata

“Non ci convince assolutamente la modalità di istituzione della consulta della cultura, sia per lo spirito con il quale nasce che per le finalità e l’organizzazione”. Sono le parole di Costantino D’Argenio, esponente del Partito della Rifondazione Comunista – Federazione della Sinistra.
“Valorizzare artisti locali e metterli in rete è certamente un intento positivo e raccomandabile, ma farlo sulla base di una volontà di affrancarci dal resto della produzione artistica nazionale e internazionale ci sembra francamente una scelta provinciale e isolazionista che non ha alcun fondamento. Anzi, una provincia e una città come la nostra hanno bisogno come l’aria di confrontarsi con l’esterno, di poter fruire e confrontarsi con realtà altre per poter crescere e aprirsi alla modernità e alla sperimentazione. E se ciò vale in ogni campo, a maggior ragione è vero sotto l’aspetto culturale e artistico.
La costituzione di un’anagrafe degli artisti, senza un progetto culturale complessivo, assomiglia molto di più ad una short list a cui attingere per gli spettacolini durante le feste comandate che ad uno strumento di comunicazione e costruzione di percorsi di ricerca e di produzione intellettuale. La presentazione poi dello strumento consulta con organi direttivi già costituiti, prima che gli artisti abbiano potuto iscriversi, è poco trasparente e appare dettata dalle solite logiche clientelari che continuano a muovere tutto ciò che ruota in maniera diretta attorno alle politiche non solo culturali del comune di Avellino.
Ci sembra insomma che una buona intenzione sia stata ancora una volta vanificata da pratiche vecchie e stantie, e crediamo che la capacità propulsiva e innovativa della consulta sia fortemente depotenziata in partenza. Speriamo di sbagliarci. Per adesso ci limitiamo ad ammonire l’amministrazione che mentre si getta fumo negli occhi alla città con queste iniziative o con la presentazione di progetti di teatri ridotti che chissà quando si realizzaranno, l’Eliseo è ancora chiuso, la Casina del Principe e Villa Amendola sono inutilizzate, la Dogana rischia di diventare terreno di speculazione e il “Victor Hugo” cade a pezzi”.

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