Avellino, Cgil e Uil scrivono al Premier Matteo Renzi

In occasione della visita del Premier Renzi in Irpinia, i segretari provinciali di Cgil Enzo Petruzziello e Uil Luigi Simeone, scrivono una lettera aperta al Presidente del Consiglio. Ecco il testo integrale:
“Presidente, nel momento di grande difficoltà per il Paese, l’impulso che Lei ha voluto imprimere alla fase politica ha espresso indubbiamente una straordinaria novità nel sistema di relazione con le parti sociali, assegnando al confronto con il sindacato una dimensione residuale e del…

In occasione della visita del Premier Renzi in Irpinia, i segretari provinciali di Cgil Enzo Petruzziello e Uil Luigi Simeone, scrivono una lettera aperta al Presidente del Consiglio. Ecco il testo integrale:
“Presidente, nel momento di grande difficoltà per il Paese, l’impulso che Lei ha voluto imprimere alla fase politica ha espresso indubbiamente una straordinaria novità nel sistema di relazione con le parti sociali, assegnando al confronto con il sindacato una dimensione residuale e del tutto avversa alla stessa funzione strutturata negli anni, grazie alla quale i lavoratori e i pensionati anche attraverso la moderazione salariale hanno potuto attivamente e responsabilmente partecipare al recupero di economie e di gestioni che hanno consentito al Paese di cogliere le opportunità che la nuova dimensione europea prefigurava.
La lunga fase di recessione che sta mettendo a dura prova la nostra economia, segna particolarmente e più a fondo le famiglie del mezzogiorno e in esso delle zone interne, più esposte alle difficoltà della inarrestabile crisi.
Siamo gente del sud abituati a lottare nelle emergenze, ma anche a trovare insospettabili risorse per andare avanti, ma creda siamo ai limiti, Lei per scelta strategica, preferendo al mondo del lavoro quello delle imprese, ai lavoratori e ai pensionati gli industriali, ai congressi sindacali i convegni di Confindustria, e questa è una libera scelta che già ha dato i suoi “frutti”, ma che il tempo Le saprà rilevare ancor più squilibrata e sbagliata. Un governo di sinistra dovrebbe connotare caratteristiche e soprattutto differenze da quelli tecnici e di destra, che oggi si fa fatica a percepire, tanto siete impegnati a sbattere la porta in faccia al mondo della scuola, del lavoro, dei pensionati, dei giovani, dei servizi pubblici e della pubblica amministrazione, così da bruciare ogni affidamento e speranza che molti, anche dei nostri iscritti, avevano posto nel “suo” partito e forse perfino nel “suo” governo.
Oggi, Lei sembra molto interessato a mostrare la lontananza dal sindacato, e questo non ci preoccupa, anzi vista la caratteristica delle sue scelte ci sembra logico, considerata la distanza dagli interessi che Lei rappresenta profondamente diversi da quelli di quanti a Noi si rivolgono per cercare una risposta o trovare un’ assistenza che in molti e in tanti casi supplisce al ruolo e funzioni che lo stato ha cancellato sul territorio.
Lei sarà in Irpinia e ovviamente farà il suo tour in una delle eccellenze industriali, che non abbiamo difficoltà a riconoscere come una punta avanzata di quello che si può fare e che potrebbe segnare anche la speranza di quello che vorremmo tornare a essere.
Ma veda, il 1 maggio di questo anno, che come tutti gli anni è stata la FESTA del LAVORO, (ma forse questo lei lo sa) abbiamo voluto “festeggiare” in piazza proprio con L’ amministratore delegato della EMA per segnare una speranza, per gridare che insieme ce la possiamo fare, e per provare a far capire che tutte le parti devono remare nella stessa direzione. Certo avevamo ben presente le emergenze territoriali e i drammi del territorio ancora tutti presenti ed inevasi: ISOCHIMICA, IRISBUS, FMA, DENSO, FORESTALI, TRASPORTI, EDILI solo per fare qualche esempio della devastante crisi industriale che ha travolto la nostra economia, che insieme alla cancellazione di UFFICI PUBBLICI, con la scomparsa di presidi di legalità e civiltà come i TRIBUNALI, I SERVIZI INPS E INPDAP, DIMENSIONAMENTI SCOLASTICI stanno segnando e segnano il futuro di queste terre e dei suoi giovani obbligati ad emigrare come fu per i loro nonni. Veda Compagno Presidente, noi non ci stancheremo di manifestarLe il nostro dissenso e la nostra avversità alle sue “scelte” lo facciamo per quelli che credono di poter essere ancora parte di questo Paese, quelli che non si arrendono alle ragioni della sua economia, alla sua visione strabica del sistema Paese, ma creda lo facciamo anche per Lei, e per quelli che nel suo governo avevano creduto e che in tanti stanno in mezzo a Noi. La riduzione delle tutele dello Jobs Act non porterà nuove assunzioni, così come è stato con la modifica del Contratto a tempo determinato, l’alibi alle imprese è costituito dalla unità di intenti con il suo Governo, in cui sono ben rappresentate da ministri che hanno trasferito le loro produzioni fuori dal Paese che dovrebbero rappresentare, abbandonando interi territori destinati all’isolamento soggetti come sono, con la legge di stabilità, ad altri e pericolosi tagli. CI STUPISCA PRESIDENTE ! VENGA NELLA NOSTRA SEDE SINDACALE, scelga LEI quale, potrà vedere che non ci sono uomini e donne della sinistra che mangiano strano, ma lavoratori e lavoratrici che trovano una rispondenza alle loro aspettative, giovani e studenti che formano e si formano per essere pronti quando questo Paese ripartirà, pensionati che offrono il loro prezioso contributo per accompagnare il percorso dei crescita dei loro figli e dei loro nipoti, operatori dei servizi di patronato e dei CAF che restano l’unico avamposto a cui riferirsi per un’assistenza che lo stato non offre più…..insomma una realtà viva, vissuta per e non contro qualcuno, una comunità a servizio di un mondo che Lei non vuole guardare, ma che la osserva e che non potrà ignorare oltre le sue avversità.
PRESIDENTE, SAREMO IN TANTI AD ASPETTARLA, NOI VORREMMO SVUOTARE LE PIAZZE E RIEMPIRE LE FABBRICHE, MAGARI ANCHE LE SEZIONI ELETTORALI E FINANCHE QUELLE DEI PARTITI, MA SE QUESTO NON INTERESSA AL “SUO” PARTITO E AL SUO GOVERNO PROVEREMO A FARLE CAMBIARE IDEA, PERCHÉ LEI CHE È SCALTRO SA CHE CAMBIARE IDEA È DEI POTENTI E NON DEI PERDENTI, E QUESTO PAESE NON PUÒ CONTINUARE A PERDERE.

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