Atripalda, Troisi: Bisogna rifondare il Pd

Atripalda, Troisi: Bisogna rifondare il Pd
«Il Partito Democratico, anche se malandato, continua a vivere: lo dicono i tanti elettori italiani che ancora una volta hanno creduto nel suo progetto. Il 26,1% ottenuto alle elezioni europee rappresenta sicuramente una sconfitta, ma anche un lusinghiero risultato da cui ripartire per aprire una nu…

Atripalda, Troisi: Bisogna rifondare il Pd

«Il Partito Democratico, anche se malandato, continua a vivere: lo dicono i tanti elettori italiani che ancora una volta hanno creduto nel suo progetto. Il 26,1% ottenuto alle elezioni europee rappresenta sicuramente una sconfitta, ma anche un lusinghiero risultato da cui ripartire per aprire una nuova fase. Al voto era legata l’esistenza futura del partito, grazie al voto degli italiani è stata scongiurata la sua fine. La fiducia accordataci da un buon numero di elettori deve spingerci a riprendere il cammino con rinnovato slancio ed entusiasmo per costruire quel partito finora solo immaginato e mai realizzato», così l’assessore delegato ai lavori pubblici, Toni Troisi. «E’ necessario rifondare il PD mettendo innanzitutto da parte i protagonismi esasperati e l’insopportabile litigiosità dei suoi dirigenti il cui comportamento ha provocato nei nostri elettori disaffezione, disorientamento ed astensionismo alle ultime elezioni europee e provinciali. E’ giunto il momento di affidare questo delicato compito ad uomini e donne che, con entusiasmo e senza dividersi, hanno voglia di impegnarsi con passione e determinazione per rendere il nostro partito veramente partecipato, aperto, capace di ascoltare il territorio, capace di parlare a tutti e riconquistare sia i ceti popolari che quelli produttivi; uomini e donne che, liberi rispetto alle passate appartenenze, si sentono veramente democratici e non ex-DS o ex-Margherita e che non hanno alcuna nostalgia dei partiti fondatori appartenenti al secolo scorso e delle loro correnti interne. Oggi più che mai si sente la necessità di un atto di generosità da parte dell’attuale classe dirigente che, dopo aver dato un notevole contributo all’affermarsi del centrosinistra negli anni scorsi, deve favorire la crescita di un nuovo gruppo dirigente eletto democraticamente e non nominato, i cui componenti, cresciuti nella militanza e nel governo del territorio, dovranno essere scelti in virtù della forza e della novità delle loro idee. E’ importante che nel prossimo congresso nazionale programmato ad Ottobre ci si confronti democraticamente senza paura in modo che possa emergere un nuovo gruppo dirigente che, partendo da valori di base condivisi, sia capace di dire con chiarezza quale è l’idea del PD in materia di politica economica, di sicurezza e di diritti dei cittadini, di sviluppo, di politica per il Mezzogiorno e di politica estera. Si deve celebrare un congresso vero che parli all’Italia; che non si trasformi in uno scontro tra vecchi e nuovi totalmente interno al ceto politico; che sia capace di elaborare una proposta politico-programmatica credibile e convincente in cui i nostri elettori si possano finalmente e pienamente identificare e attraverso la quale si possa restituire agli italiani (non solo di centrosinistra) la speranza che un’alternativa all’attuale governo è possibile. Bisogna superare la vocazione maggioritaria intesa come presuntuosa autosufficienza e tentare la costruzione di una nuova alleanza di centrosinistra che non nasca contro qualcuno o qualcosa come avvenuto nel recente passato. Il PD dovrà essere il partito guida di una nuova maggioranza democratica e riformista che dovrà impegnarsi seriamente per rinnovare il nostro Paese. I ballottaggi delle elezioni amministrative dimostrano che è possibile estendere le alleanze anche a quelle forze politiche di centro che sono rimaste autonome rispetto alla destra: è auspicabile che questo disegno si possa sperimentare già alle elezioni regionali del prossimo anno. Il risultato elettorale del PDL, seppur positivo, presenta una netta flessione rispetto alle aspettative del presidente del consiglio a dimostrazione che la luna di miele con il paese sta finendo. Un numero elevato di elettori ha abbandonato il PDL per confluire nella Lega Nord determinando di fatto, in futuro, un maggior condizionamento sull’azione del governo da parte di questo partito. Il maggior peso politico di un partito nordista, apertamente antimeridionale e antieuropeo, unito alle sconcertanti vicende personali che hanno interessato il leader del PDL potrebbero provocare, nel prossimo futuro, delle imprevedibili e profonde divisioni all’interno della maggioranza di centrodestra: bisogna farsi trovare pronti per raccogliere in qualsiasi momento la sfida per il governo del Paese».

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