Anzalone: riduzione stipendi, battaglia vinta

Anzalone: riduzione stipendi, battaglia vinta
Il consiglie regionale Pd, Luigi Anzalone, accoglie con favore la proposta di riduzione degli stipendi degli esponenti dell’assemblea campana: “Apprendo con convinto, anzi entusiastico favore la notizia della deliberazione della Giunta regionale, che rinvia innanzitutto alla lodevole e giusta inizia…

Anzalone: riduzione stipendi, battaglia vinta

Il consiglie regionale Pd, Luigi Anzalone, accoglie con favore la proposta di riduzione degli stipendi degli esponenti dell’assemblea campana: “Apprendo con convinto, anzi entusiastico favore la notizia della deliberazione della Giunta regionale, che rinvia innanzitutto alla lodevole e giusta iniziativa del Presidente on. Antonio Bassolino, di proporre una quanto mai significativa riduzione delle indennità dei Consiglieri e degli Assessori regionali. Attendo, ovviamente, di leggere la deliberazione in questione per dare un giudizio più circostanziato e di merito. Detto questo, mi sia consentito innanzitutto di aggiungere che la decisione dell’on. Antonio Bassolino di improntare le retribuzioni dei vertici istituzionali della Regione a criteri di sobrietà e di misura non fa che accogliere, purtroppo con circa sei anni di ritardo, una mia proposta in merito, per la cui realizzazione ho profuso parte non indifferente del mio impegno politico, dimostrando comunque di saperla concretamente onorare e attuare per mio conto, una volta constatata l’altrui indifferenza, se non più o meno aperta ostilità. Comunque, meglio tardi che mai! Per chiarire di che si tratta, mi sia consentito di ricordare che, non più tardi di qualche settimana fa, ho presentato un Progetto di legge per la riduzione del 20 % al lordo delle indennità dei Consiglieri, Assessori e Presidenti del Consiglio e della Giunta regionale, per destinare la relativa cifra a una borsa di studio annuale per studenti delle Università campane che conseguano il titolo di laurea con 110 e lode/110. Ma una siffatta storia, da me strettamente correlata alla ben più importante questione della moralità della spesa pubblica e della sua finalizzazione a obiettivi produttivi e di autentica socialità, non comincia certo ora. Fin dall’autunno del 2003, di fronte a quella che mi appariva l’esorbitanza degli stipendi dei due Presidenti, dei Consiglieri e degli Assessori regionali, nella qualità, da un anno e mezzo, di Assessore al bilancio, oltre che al demanio e ai rapporti con i Paesi del Mediterraneo, proposi al Presidente Bassolino di procedere ad una loro significativa riduzione. Bassolino mi disse di non scordare che già ero considerato un assessore scomodo di cui si chiedeva, specie da parte di forze centriste, la rimozione e che, di conseguenza, una proposta del genere, su cui pure lui era d’accordo, avrebbe provocato un pandemonio. Successivamente, e siamo al 2004, di fronte al costante vertiginoso aumento, delle spese del bilancio del Consiglio regionale (basti dire che per l’alta professionalità, che in Regione non esiste, ad alcuni supeprotetti si corrisponde annualmente più di un miliardo e mezzo di vecchie lire), richiamai, anche questa senza fortuna, a un uso più misurato e serio del denaro pubblico. Come pure senza fortuna fu la mia battaglia contro il proliferare di società pubblico-private, di cui il senatore Gino Nicolais ne fece deliberare ben 11. Come si spiega tutto ciò? In realtà il ceto partitocratico, specie di ascendenza democristiana e craxiana, ma purtroppo rinviante anche ai democratici di sinistra, dimentichi ormai della lezione berlingueriana sulla diversità morale dei comunisti, che è la prima qualità che li rende tali, di fatto teneva le mani legate al Presidente Bassolino. Mi fu impossibile, incredibile a dirsi, persino limitare ai compiti d’istituto l’uso delle autovetture di rappresentanza da parte degli Assessori. Anzi, una mia circolare in merito mi costò un vero e proprio «processo staliniano» in una seduta di Giunta, in cui, assente il Presidente, le attuali deputate Armato e Incostante, cui tennero bordone soprattutto Nicolais e Di Lello mi aggredirono con inaudita violenza. Penoso finale della storia: per calmare le acque, anche per non crearsi un altro fronte di contestazione, mentre la parte più moderata e arretrata della maggioranza lo contestava, Bassolino fu costretto nientemeno che ad emettere una circolare che equiparava l’Assessore regionale a un Ministro della Repubblica, almeno per quel che riguarda l’uso (e l’abuso) delle autovetture”.

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