Disastro Alto Calore, la sinistra chiede l’azzeramento dei vertici aziendali

Roberto Montefusco, Coordinatore provinciale Sinistra Italiana, ha fatto pervenire in redazione la seguente nota relativa all’azienda Alto Calore di Avellino.

“ll dibattito riapertosi in questi giorni sul futuro di Alto Calore Servizi non può, a nostro giudizio, prescindere da alcune valutazioni di fondo. Occorre ribadire innanzitutto che l’unica formula che garantisca il carattere pienamente pubblico della gestione della risorsa idrica è l’Azienda speciale consortile.

Se il noeletto Sindaco di Avellino Gianluca Festa intende essere coerente con i propositi affermati in campagna elettorale, occorre che il Comune di Avellino affermi con nettezza questo indirizzo e questa opzione politica, proponendo il superamento della formula della Spa.

E’ sotto gli occhi di tutti che la crisi finanziaria e gestionale di Alto Calore è figlia di anni di scelte sciagurate e scellerate, della mancata cura delle risorse e del patrimonio dell’Ente. Il quadro descritto dalle organizzazioni sindacali ci parla di una perdita di circa trenta milioni di metri/cubi all’anno, dispersi in primo luogo a causa delle condizioni delle reti idriche, oltre che della necessità di una riorganizzazione complessiva volta a rendere più efficace ed efficiente l’azione stessa dell’Ente.

Resta inoltre il nodo aperto della condizione debitoria, rispetto alla quale, dopo mesi, ancora non siamo di fronte ad una via d’uscita. E’ evidente che la condizione per il risanamento dell’Ente, per una assunzione di responsabilità in questo senso del Governo (con l’intervento e il prestito di Cassa Depositi e Prestiti), per superare l’attuale modello gestionale e andare verso l’Azienda speciale consortile, sta nell’azzeramento dell’attuale management di ACS e nelle dimissioni dell’Amministratore Unico Michelangelo Ciarcia.

E’ surreale immaginare che possa (ri)candidarsi a guidare l’Azienda chi ha avuto ruoli e responsabilità nelle gestioni che hanno prodotto tale condizione (ricordiamo che Ciarcia era a capo del Collegio dei Revisori dei Conti), chi non è riuscito ad affrontare alcuno dei nodi gestionali dell’Ente, chi vede gravare su di sè l’ombra della vicenda della società Incanto srl, società esposta ad un debito di oltre 48mila euro nei confronti di Acs, della quale la società dello stesso Ciarcia, la Emmepienne, ha acquisito il 22% delle quote.

C’è da chiedersi se, di fronte a questo scenario, permangano i necessari presupposti etici per rimanere alla guida dell’Azienda e, ancor di più, per ragionare di rilancio e risanamento della stessa. L’azzeramento dei vertici di ACS, in realtà, è oggi un tema non più procrastinabile, per scongiurare i rischi di un salto nel vuoto e di una privatizzazione di fatto, e per salvare una azienda così preziosa per il nostro territorio.

 

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