Scomparsi i voucher: ora cosa c’è da aspettarsi?

A partire da venerdì 17 marzo 2017 l’acquisto dei voucher è stato definitivamente abolito. Chi è in possesso dei buoni emessi entro quella data potrà comunque utilizzarli entro il 31 dicembre 2017.

Si tratta delle disposizioni rese note tramite decreto legge n. 25/2017, pubblicato venerdì scorso in Gazzetta Ufficiale ed entrato immediatamente in vigore. Finita dunque l’era dei voucher, adoperati tanto dalle famiglie tanto dalle imprese in numerosi settori produttivi, dal commercio al turismo all’agricoltura.

Come hanno funzionato i voucher e perché erano ritenuti “comodi”? Si trattava di un metodo di pagamento facile e pratico, adoperato per i lavori saltuari e occasionali. Un modo anche per istituzionalizzare il lavoro precario. Si pensi ad esempio all’utilizzo nelle prestazioni per le raccolti nei campi o durante il periodo della vendemmia; oppure a una famiglia che usufruisce del servizio di una colf o di una babysitter; come pure, in campo sportivo, al pagamento di steward.

Se da un lato ci sono coloro i quali ne hanno sottolineato l’inefficacia nel contrastare il lavoro sommerso, l’abrogazione di questo sistema di gestione dei compensi potrebbe portare con sé, stando a diffuse riflessioni, non poche criticità. Relative, in particolare, a un rischio di incremento del lavoro nero e al fatto che, all’atto dell’abolizione, non è stata data l’alternativa.

Gli strumenti disponibili infatti oggi per pagare lavoretti stagionali e piccole collaborazioni, infatti, potrebbero richiedere un maggiore ricorso alla burocrazia, impigrendo molti e potrebbero spingere al pagamento “sotto banco”.

Contratti a chiamata, sui quali vigono ancora i limiti di età (impossibile per chi ha tra i 25 e i 55 anni) e di durata (massimo 400 giornate in un triennio), contratti di somministrazione di manodopera, che potrebbero determinare un incremento dei costi, oppure veri e propri contratti di lavoro formalizzando l’accordo anche se si tratta di lavoro occasionale.

Insomma, al momento non resta che attendere urgenti disposizioni che trovino strumenti pratici sostitutivi nel gestire le collaborazioni lavorative saltuarie e occasionali.

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