L’Avellino ricomincia da Capuano

Sembrava non terminasse davvero più il ballottaggio tra Ignoffo e Capuano su chi dovesse sedere sulla panchina dei “lupi”, fino a che l’Unione Sportiva Avellino 1912, nella giornata del 16 Ottobre, ha reso noto l’ingaggio dell’allenatore Ezio Capuano (detto Eziolino) classe ‘65 salernitano. Sollevato dunque dall’incarico Giovanni Ignoffo, che la società ha tenuto a ringraziare nello stesso comunicato, che lascia l’Avellino con 10 punti in nove partite, risultato di cinque sconfitte, un pareggio e tre vittorie, bottino povero per il tecnico siciliano da cui ci si attendeva tutt’altro dopo le brillanti esperienze sulle panchine delle giovanili di Benevento e Palermo. Il tecnico campano, invece, resterà sulla panchina dell’Avellino fino al giugno prossimo (2020), per poi discutere di un eventuale rinnovo. Si ripartirà dunque dal molto probabile 3-5-2 di mister Capuano, con cui in passato ha fatto fortuna in particolare in serie D. Mister Capuano è uomo d’esperienza e di calcio, ha iniziato la sua carriera da allenatore giovanissimo (a soli 23 anni), nel lontano 1988 sempre in Campania con l’Ebolitana che all’epoca militava in Interregionale. Vanta più di 300 presenze per lo più in serie C ed una parentesi brevissima da calciatore, interrotta per un infortunio alla giovane età di 17 anni per un infortunio al gomito.

Difesa a tre, calci piazzati e grandi ideali di sport

La prima soddisfazione per Capuano arrivò a soli 30 anni, quando nel ’95 traghettò alla promozione dalla serie D alla serie C l’Altamura, per poi ripetersi un anno più tardi alla guida della Cavese. In seguito a queste esperienze di successo, comincia un lungo pellegrinaggio su varie panchine per mister Capuano, si susseguono Trapani, Puteolana, Taranto, Nocerina ed ancora, Juve Stabia, Paganese, Casertana, tanti spogliatoi e tanta Campania, motivo per cui è considerato un “girovago” delle panchine. Il tecnico originario di Pescopagano in provincia di Potenza, è anche conosciuto per la sua personalità “sanguigna” e per i suoi grandi ideali sportivi. L’idea di gioco di Capuano è chiara: il suo modulo preferito è rappresentato dal 3-5-2, dove spesso, nella fase offensiva, preferisce inserire un trequartista per garantire imprevidibilità alla manovra, pone estrema attenzione alla fase difensiva che inizia dagli stessi attaccanti a cui richiede grande sacrificio. Caratteristiche di vanto sono la sua organizzazione sui calci piazzati: è attualmente uno dei tecnici più prolifici e più innovativi della categoria su strategie da palla inattiva e l’abilità delle sue squadre di interpretare il contropiede. Tale circostanza è stata confermata anche in occasione dell’ultimo match pareggiato contro i galletti del Bari, nonostante la squadra pugliese facente capo alla Filmauro di De Laurentiis, sia la favorita assoluta per la conquista della promozione diretta in serie B a quota 1,70 secondo le scommesse calcio di Betway al 22 di ottobre. Nel match disputatosi al Partenio, l’Avellino ha riacciuffato nel finale un 2-2 che sembrava ormai insperato, dopo essere passato per primo in vantaggio 1-0.

Situazione delicata in casa “lupi”

Senza andare troppo lontano ai fasti della serie A degli anni ‘80, con protagonisti Barbadillo e Juary, in un Partenio-Lombardi gremito e dove il Milan di Berlusconi non ha mai vinto, alla tifoseria irpina manca più di ogni altra cosa la categoria cadetta: sembrano passati molto più degli effettivi quattro anni dai playoff persi contro il Bologna di Delio Rossi nel maggio 2015, in cui Zito e compagni furono protagonisti di una cavalcata memorabile. Il calcio ad Avellino ha regalato tante gioie ai propri tifosi, ma altrettanto dolore: quattro le rifondazioni dell’ora denominata Unione Sportiva Avellino 1912, a ricordare la prima fondazione storica ed un futuro che aspetta risposte. Si tratta, infatti, di un momento delicato non solo dal punto di vista tecnico, ma anche societario, con l’Avellino che ha l’incombenza datata 6 novembre, per presentare il piano di rientro dei 97 milioni di euro di debiti che ha contratto la Sidigas. La società di De Cesare ha contratto debiti anche con il Comune di Avellino, parliamo di cifre più basse rispetto ai 97 milioni che riguardano i canoni di locazione per le concessioni dei campi di gioco Partenio-Lombardi e il PalaDelMauro, ma la Sidigas non si è presentata all’incontro con il sindaco Festa, chiedendo ufficialmente il rinvio dell’incontro a data da destinarsi, cosa che allontana ancora una volta la risoluzione della vicenda.

Il futuro dell’Avellino

La panchina per quest’anno, eforse anche l’anno prossimo, sarà presidiata dal focoso tecnico Capuano, che non farà mancare la sua verve in campo e nelle interviste. Il futuro societario dell’Avellino, invece, sembra essere legato al Benevento, in particolare alla figura di Orteste Vigorito, che non ha mai nascosto la propria simpatia per il club irpino. Del resto il padre dell’energia eolica italiana è sempre stato in ottimi rapporti con Giannandrea De Cesare, consolidati per motivi imprenditoriali. La società del gruppo Vigorito, la Ivpc, potrebbe essere quel soggetto terzo che garantirebbe la sopravvivenza dell’Avellino, supportando la Sidigas. Quello che è sicuro è che i tifosi irpini accoglierebbero con entusiasmo i Vigorito alla presidenza del club: la famiglia, già dai tempi del compianto Ciro, ha capito l’importanza di fare calcio partendo dal basso e dai settori giovanili ed è riuscita a portare il Benevento nel calcio che conta con una storica promozione in serie A. A seguito della retrocessione in cadetteria, forte anche del paracadute, il progetto sta continuando, rimanendo ai vertici del campionato di B. Chissà che questo connubio con De Cesare non possa portare quella serenità che il calcio ad Avellino attende da anni.

Bisogna ripartire dai giovani, per una questione economica e di cultura e al sud, fucina di tanti campioni che hanno fatto la storia del nostro calcio, è il momento di farlo con programmaticità.

SPOT