di Pierluigi Vergineo
In questa intervista il protagonista è un giovane consumatore di “cannabis” (Hashish sotto forma di resina, lattice essiccato o stecca, olio – marijuana sotto forma di foglie, fiori, erba).
Si chiama Angelo (il nome è di fantasia) ed è seguito da molti anni dal SerT.
Lo stato di intossicazione da cannabis è una grave patologia che altera grandemente le funzioni psichiche (intelligenza, critica, giudizio, coscienza, tono dell’umore, reattività).
Quando pani, palline, “stecche”, vengono sciolte o sbriciolate per essere fumate insieme al tabacco le funzioni ideo-affettive e del comportamento sono dissociate ed estremamente disturbate. La cannabis amplifica le capacità percettive, deforma la nostra visione della realtà, provoca sensazioni di rilassamento, leggerezza ed euforia o agitazione, angoscia e depressione.
Il THC rallenta i riflessi, aumenta la frequenza cardiaca, riduce la salivazione, dilata la pupilla, altera la percezione del tempo e dello spazio, abbassa il livello di attenzione, di concentrazione, disinibisce il comportamento, incrementa la fame (bulimia chimica), riduce la memoria a breve termine, riduce la fertilità (blocca la motilità degli spermatozoi) causa problemi respiratori, nausea, sonnolenza ipotensione arteriosa e collasso.
Il THC favorisce e slatentizza, nelle persone predisposte, disturbi psicotici, fantasie terrificanti, deliri di persecuzione, fobìe ingiustificate, allucinazioni visive ed uditive, pensieri paranoici.Quando poi a causa della progressiva tolleranza si deve incrementare la dose e si associano bevande alcoliche o altre sostanze, gli schemi cognitivi sono ulterioremente disturbati (sinergismo con potenziamento).
Va detto che le “canne” attualmente in commercio sono ancora più ricche di principio attivo in quanto provengono da piante modificate geneticamente come le Bul-boa (piante OMG provenienti dalla Bulgaria). Per quanto sovraesposto si comprende facilmente di come si possono avere reazioni pericolose, violente, a corto-circuito.
In alcuni casi di marcata disgregazione dell’Io, si sono verificati gesti improvvisi, automatici, irrefrenabili per l’assenza di qualsiasi freno inibitorio e per l’emersione di strategie cognitive, comportamentali, arcaiche, primitive.
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Mi chiamo Angelo. Dico subito che ho iniziato a fumare cannabis a 16 anni. All’inizio tutto andava bene. Lavoravo come operaio a Modena e la mia esistenza trascorreva serenamente. Aumentai progressivamente il consumo di canne sino ad arrivare a quindici “spinelli” al giorno.
A venti anni sono impazzito. Sentivo voci terrificanti e le ombre assumevamo sembianze mostruose. Avevo paura di uscire di casa in quanto ero convinto che mi volessero uccidere. La gente mi spaventava.
Iniziai ad essere violento in casa con i miei genitori. Il primo ricovero coatto (TSO) in Psichiatria fu svolto a Modena nel 1985. La mia famiglia era preoccupata. La diagnosi di dimissione fu di scompenso psicotico acuto.
Per diversi anni sono stato molto bravo a nascondere la mia tossicodipendenza. Solo quando rientrai nel 1993, vivendo a stretto contatto con mio padre (mia madre morì nel 1996), i rapporti familiari si deteriorarono ulteriormente. La mia vita trascorreva sempre chiuso in casa a fumare.
Il mio genitore non sopportava la mia inerzia e il vuoto della mia esistenza. Non lavoravo, non incontravo ragazze o amici, uscivo solo per recarmi al centro di salute mentale. Complessivamente avrò subìto una decina di ricoveri sempre per gravi disturbi psichiatrici.
Spesso mio padre, ormai esasperato, chiamava l’ambulanza a pretendeva il trattamento sanitario obbligatorio in SPDC.
Durante la degenza mi rendevo conto che mentre gli altri pazienti con l’uso di medicine e psicofarmaci miglioravano notevolmente, io restavo sempre uguale. L’ansia, l’irrequietezza, il malessere generalizzato erano fortissimi. Per ridurre la tensione interna iniziai a bere alcolici.
Nel 2004 mio padre insieme ai miei fratelli, non riuscendo a tollerare un ubriaco in casa, mi hanno abbandonato. Io, senza soldi, senza alcun sostegno da parte dei servizi sociali del Comune, vivevo come un barbone. Mangiavo alla Caritas e continuavo ad ubriacarmi anche per non sentire il freddo.
Incontrando giovani come me, sbandati ed emarginati, sentendo le loro storie, ho iniziato a capire che avevo dei diritti e che potevo fare qualcosa per migliorare le mie condizioni esistenziali.
Grazie al dottore sono riuscito ad avere un assegno mensile di 250 € per invalidità civile.
Con una parte dei soldi percepiti come arretrati ho versato i contributi volontari INPS e adesso usufruisco dell’assegno INPS (450 €).
Sono stato inoltre riconosciuto “persona handicappata” (L.104/92). Voglio dire a tutti che ormai è facilissimo trovare “canne”. Si vendono dappertutto a pressi molto bassi (da 5 a 10 € la “stecca”). Non si può continuare a chiudere gli occhi e far finta di non vedere.
Bisogna impegnarsi ma soprattutto spiegare che si tratta di una sostanza pericolosa. A me ha rovinato l’esistenza e quella della mia famiglia. Adesso sto bene ma continuo a vivere solo in quanto mio padre ed i miei fratelli non hanno ancora fiducia nel mio cambiamento. Tengo duro. Un giorno ritorneranno.