Vitivinicolo, ipotesi Consorzio di Tutela per il Greco di Tufo

Vitivinicolo, ipotesi Consorzio di Tutela per il Greco di Tufo

La Coldiretti di Avellino ha partecipato all’assemblea del Consorzio degli Otto comuni del Greco di Tufo con il direttore Giuseppe Licursi. L’incontro si poneva in continuità con il precedente svoltosi la settimana prima e, a seguito anche delle risultanze dell’ultima riunione del tavolo vitivinicolo attivato presso la Provincia, mirava a fare il punto della situazione e decidere le azioni da proporre ai viticoltori associati e non.
Dopo molti interventi da parte di Sindaci, Amministratori e soci, l’assemblea ha fatto proprie le proposte avanzate dal direttore Licursi, sulle quali c’è stato una consenso unanime. Nel medio-lungo termine, si svilupperà una strategia organizzativo – sindacale di più ampio respiro per capire l’evoluzione del mercato e come comportarsi di conseguenza.
E già per venerdì della prossima settimana è stato programmato un nuovo incontro con la presenza di Domenico Bosco, responsabile dell’Ufficio Vitivinicolo della Coldiretti nazionale. Se necessario si avvierà la costituzione di un Consorzio di Tutela specifico per il Greco di Tufo, con lo scopo di tutelare, valorizzazione e curare la DOCG Greco di Tufo e programmare per tempo la produzione ed i fabbisogni commerciali, potendo anche contare sugli interventi per la “vendemmia verde”. Saranno chiesti maggiori e più efficaci ed obiettivi controlli per qualificare la produzione, smascherare eventuali contraffazioni e verificare la provenienza delle uve atte a divenire vino DOCG Greco di Tufo.
Inoltre, per poter dialogare meglio e più direttamente con un maggior numero di produttori e sensibilizzarli circa la strategia che Coldiretti intende mettere in atto, si organizzeranno a breve delle riunioni mirate in ognuno degli otto Comuni ricompresi nel disciplinare, in accordo con i Sindaci. “Tutte le azioni che si attiveranno – dichiara il direttore Giuseppe Licursi – saranno mirate a promuovere la denominazione, quindi il prodotto vino DOCG, e non i marchi aziendali, e a mantenere sempre più rigido e fisso il legame con il territorio (irrinunciabile) contro eventuali tentativi di delocalizzazione promuovendo il marchio e non la denominazione”. “In ultima analisi – continua Licursi – alla luce di quelli che saranno gli sviluppi del percorso, si potrà anche pensare ad una azione per sensibilizzare il consumatore sulle problematiche del settore e sulla provenienza del prodotto”.

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