Occupazione, Uil: dati preoccupanti

Occupazione, Uil: dati preoccupanti
Ancora dei dati preoccupanti dal rapporto Uil sul disagio occupazionale in Italia in riferimento alla nostra Regione e alla nostra provincia. Si sono persi in Italia 348.000 posti di lavoro (meno 1,5% rispetto al 2008) frenando una crescita dell’occupazione in costante aumento negli ultimi 10 anni; …

Occupazione, Uil: dati preoccupanti

Ancora dei dati preoccupanti dal rapporto Uil sul disagio occupazionale in Italia in riferimento alla nostra Regione e alla nostra provincia. Si sono persi in Italia 348.000 posti di lavoro (meno 1,5% rispetto al 2008) frenando una crescita dell’occupazione in costante aumento negli ultimi 10 anni; l’occupazione dipendente diminuisce dell’1,1% (meno 177 Mila unità); oltre 1,9 Milioni sono le persone in cerca di un lavoro con un aumento del 14,5% rispetto all’anno precedente; diminuisce dell’1% il tasso di occupazione attestandosi al 57,7%, mentre aumenta dell’1% il tasso di disoccupazione (7,8%), tornando entrambi ai valori del 2005. La UIL ha individuato 3 indicatori (a loro volta articolati in 19 parametri) a partire dalla quantità e dalla qualità del lavoro che c’è o si cerca, di chi ha una occupazione, di chi la cerca attivamente, di chi opera presso imprese e come questo lavoro “dipendente” sia più o meno sicuro. Proseguendo con l’analisi nazionale e territoriale sull’utilizzo dello strumento principe tra gli ammortizzatori sociali, la Cassa Integrazione, ed integrando il tutto con una analisi sul “lavoro fantasma”, cioè quello irregolare ed in nero. LA Campania è al sedicesimo posto tra le regioni italiane e la differenza occupazionale rispetto al 2008 è del 3,6% in meno. La provincia di Avellino perde invece il 5% di occupati; secondo i dati sono le donne a pagare di più con un 3,5% in meno, rispetto agli uomini che perdono il 2% degli occupati. Ad un’analisi superficiale, i dati possono apparire poco gravi, ma va tenuto nel conto la situazione precedente. LA nostra Regione e la nostra Provincia sommano a queste perdite occupazionali, un tasso di disoccupazione tra i più alti d’Italia. “Crediamo che la Politica, i Governi (a tutti i livelli), ma anche le parti sociali – ha commentato il segretario generale della Uil Franco De Feo – , debbano prendere atto che sta cambiando, purtroppo in peggio, il lavoro, sia dal punto di vista della quantità e che della qualità. La classifica definitiva del disagio, mostra segnali evidenti di come la crisi nel Mezzogiorno ha prodotto una forte emorragia di perdita di posti di lavoro dipendente, mentre il forte utilizzo degli ammortizzatori sociali, nel Centro Nord, ha contribuito a contenere gli effetti negativi della crisi sull’occupazione. La prima proposta che come sindacato avanziamo è quella di allargare le forme di tutela per la fascia più indifesa del mercato del lavoro, è necessario e si dovrà partire da forme incentivanti per le imprese, evitando, nel contempo, di scaricare solo sul sussidio di disoccupazione (anche esteso), il peso del sostegno al reddito di questi numerosissimi lavoratori”. “Se il 2010 – ha continuato De Feo – sarà, come noi auspichiamo, l’anno del lavoro, dovrà anche essere, soprattutto, quello delle risposte straordinarie a 2 temi: il primo è quello relativo all’accompagnamento attivo, di chi usufruisce degli ammortizzatori sociali, al rientro in azienda, anche attraverso politiche di riqualificazione efficaci, motivo questo che ci ha spinto a lavorare per l’Intesa con Governo e Regioni su un piano straordinario per la formazione nel 2010; il secondo è quello di garantire un adeguato reddito in caso di prolungamento del periodo di sospensione dal lavoro. A tal fine proponiamo, oltre alla garanzia, in caso di crisi prolungata, dell’estensione temporale dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, anche, e soprattutto, la rivisitazione delle attuali regole che portano queste centinaia di migliaia di persone e vivere con poco meno di 800 euro al mese. Cifra che, di fatto, non è agganciata al salario percepito e percepibile dal lavoratore e che è, soprattutto nelle aree più deboli del Paese, come la nostra provincia del tutto insufficiente a mantenere un livello di vita decente, soprattutto, se si è monoreddito”.

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