Tagli personale Irisbus, Failms-Cisal: occorre garantire futuro

Tagli personale Irisbus, Failms-Cisal: occorre garantire futuro

“Negli ultimi tempi le vicende che hanno coinvolto lo stabilimento ufitano della Irisbus preoccupano non solo i lavoratori ma settori consistenti della pubblica opinione”. E’ quanto afferma in una nota il sindacato Failms-Cisal, che già in tempi non sospetti aveva lanciato numerosi inviti alle istituzioni affinché si adoperassero politicamente per dare risalto ad una realtà importante ma in forte difficoltà. “Purtroppo il nostro appello si è perso nel vuoto – prosegue la nota – ed oggi siamo costretti a constatare la totale assenza delle rappresentanze politiche locali. Le notizie poco rassicuranti che si rincorrono negli ultimi giorni ci restituiscono una realtà allarmante. L’azienda infatti nell’ultimo incontro con le forze sindacali ha espresso la ferma volontà di investire circa 8 milioni di euro per la ristrutturazione dello stabilimento a patto che si firmi un accordo in cui è prevista una drastica riduzione del personale di 250 unità, un unico turno lavorativo rispetto ai due esistenti, una flessibilità che inciderà fortemente sulla qualità di vita dei lavoratori. Un piano cinico, spregiudicato, in nome della competitività e del profitto che di fatto ci avvicina al modello lavorativo del medio oriente. E’ bene ricordare che ci sono stati nel recente passato altri piani di ristrutturazione, precisamente nel 2004 e 2007, i quali hanno prodotto esclusivamente espulsione di manodopera e non di certo gli effetti sperati. La Failms, in questo particolare momento storico, delicato per le nostre comunità meridionali, vuole discutere su tutto ma ritiene che il compito delle forze sindacali non sia quello della mera sottoscrizione, della ratifica della volontà aziendale, ma della mediazione e della proposta. Certamente non possiamo accettare passivamente una drastica riduzione delle maestranze, in quanto il trend fortemente negativo degli ultimi anni ha ridotto questa importante realtà ai minimi termini. Uno stabilimento immenso, progettato inizialmente per 3500 unità, entrato a regime con circa 1650 unità, qualora fosse approvato questo ennesimo piano di ristrutturazione impiegherebbe solo 540 lavoratori con l’ipotesi, concreta ormai, di chiudere i battenti nel giro di pochi anni. Noi siamo disposti a discutere, ma desideriamo che dall’azienda parta un segno tangibile di rinnovamento e di speranza per il futuro del nostro stabilimento, che venga confermata la volontà reale di mantenere operativa un’azienda che ormai rappresenta la storia della nostra comunità. Se realmente si ha l’intenzione di investire, considerando anche l’età anagrafica di molti lavoratori, sarebbe opportuno prendere in considerazione l’ipotesi di uno svecchiamento concreto. Siamo anche disposti a sacrificare qualche unità lavorativa ma a condizione che parte dei lavoratori uscenti siano sostituiti da giovani ragazzi. Ci impegneremo a non far tramontare questa importante realtà industriale che sino ad oggi ha rappresentato l’occasione per ognuno di noi di restare nella nostra terra. E’ opportuno impegnarsi affinché anche i nostri figli possano avere facoltà di scelta, quindi occorre essere compatti e valutare insieme a tutti i lavoratori cosa fare. Dalle nostre scelte dipenderà il futuro della nostra comunità, di una terra ormai da tempo abbandonata a se stessa”.

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