Crisi, Piemonte: la ripresa si sposta nel 2012

Crisi, Piemonte: la ripresa si sposta nel 2012

Sulla situazione occupazionale arriva un nuovo allarme dagli ultimi dati che emergono dall’Osservatorio Feneal-UIL Cresme: dopo già quasi 200 mila occupati in meno nel 2008-2009 ora c’è da temere un novo tonfo di altri 120 mila posti di lavoro in meno nel 2010 vista la flessione degli investimenti continua e al di là degli annunci e slogan del Governo, le opere pubbliche segnano il passo.
“L’attesa per una vera ripresa si sposta nel 2012 – afferma Carmine Piemonte della Uil di Avellino -, questo significa l’utilizzo ancora di cassa integrazione, disoccupazione, e distruzione di posti di lavoro e di Imprese che chiuderanno battenti. L’invito alla politica territoriale Regionale ed in modo particolare al Governo e Parlamento di svegliarsi, la manovra correttiva emanata pur essendo inevitabile, non può essere l’unica risposta alla crisi. Urgono interventi positivi a sostegno dell’occupazione, sugli investimenti, sulle opere di modernizzazione e manutenzione del territorio. L’idea che rilanciamo di un patto decennale sulla manutenzione e prevenzione del territorio sottratto alle logiche della lotta politica e dotato di risorse certe.
Per quanto ci riguarda la crisi è troppo forte per il nostro settore delle costruzioni e questo è un dato che non può essere sottovalutato, tanto è che in Italia resta a picco cosi come in altri Paesi europei quali la Spagna e la Francia Secondo l’Istat non sembra avere ancora toccato il minimo ciclico.
Stando ai dati raccolti dal’Osservatorio Feneal-UIL/Cresme, il principale indicatore deriva dall’indice della produzione industriale dei principali prodotti delle costruzioni: la caduta nel primo bimestre del 2010 rispetto al 2007 porta l’indice a 52,6. Il mercato è quasi dimezzato nei primi due mesi sono andati malissimo, marzo ed aprile sono andati un pò meglio, la valutazione sul 2010 resta comunque negativa.
Il mercato immobiliare è rallentato fortemente ed è in continua ascesa e nel 2010 vi è una ulteriore flessione delle compravendite del 30% rispetto al 2006.
Quindi Governo e Parlamento devono capire che l’unico volano vero per rilanciare la crescita resta quello delle costruzioni adottando scelte politiche coraggiose e rapide, ridando quella centralità economica e sociale che merita il nostro settore. Occorre intervenire in tempi rapidi e decisivi per sostenere il settore nei prossimi mesi, servono urgenti politiche a sostegno degli enti locali finalizzate alla messa in cantiere di piccole opere, un forte sostegno alle piccole e medie imprese in termini di tenuta dei rapporti con il sistema bancario, e poter estendere l’utilizzo della CIGO a 12 mesi, come per l’industria.
L’Osservatorio Feneal/Cresme mette in evidenza come nel 2010 è l’anno più difficile del settore. Soprattutto si aggrava la situazione di tenuta dell’offerta e si aggrava il problema occupazionale. L’azione del governo a sostegno del settore è debolissima. Sono garantiti i flussi per le grandi opere, che faticano a partire per la loro complessità, che rispondono alle esigenze di poche grandi imprese, mentre le piccole opere sono fortemente carenti. Allo stesso tempo i dati sull’occupazione vanno letti secondo una attenda valutazione politica, con tutte le conseguenze sociali ed economiche che si porta dietro. Dei posti di lavoro persi nel 2009 occorre evidenziare che la crisi non morde tutti allo stesso modo. Solo nel Nord Est siamo a oltre 20 mila unità, nelle isole e nel meridione la crisi viaggia abbondantemente a 2 cifre toccando punte di oltre il 20% in aree già attualmente ad alta tensione sociale. L’aumento dei fallimenti viaggia oltre il 30% questo dimostra l’inizio di un collasso del sistema imprenditoriale a questo vanno aggiunti i numeri delle società in crisi. L’andamento negativo è dimostrato dalla caduta verticale dei bandi di gara (- 33% nel 2009) e degli importi a base d’asta (- 25% 1° trimestre 2010) che in proiezione fa un -48% su base annua).
Pertanto – sottolinea Piemonte – riteniamo che il 2010 e il 2011, saranno anni di crisi del sistema delle imprese, per questo si pensa che il 10% degli attori della filiera delle costruzioni non riuscirà a sopravvivere. I fallimenti degli imprenditori sono la dimostrazione di situazione di enorme difficoltà. La spesa degli enti locali sulle piccole opere scende drasticamente, le grandi opere partono con tempi di avvio lunghi. Nel 2009 sono state bandite appena 18.673 gare pubbliche a fronte di 49.687 nel 1998, per un importo totale di 31,1 miliardi di euro, contro i 19,7 miliardi del 1998. La situazione attuale – conclude Piemonte – è questa: le grandi imprese, con le grandi opere in cantiere tengono, le medie e le piccole vivono in pieno la crisi, le piccolissime si tengono in piedi solo grazie agli interventi di riqualificazione”.

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